Pagina:Leonardo prosatore.djvu/13

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con Sabba Castiglione di «naturale leggerezza e volubilità di talento», no, perchè ogni pagina dei suoi manoscritti ci prova giorno per giorno, ora per ora, che la sua vita fu tutta data a un unico scopo d’osservazione e di riflessione intensa, per raggiungere finezze d’arte o verità scientifiche non ancora trovate, e a questo nobile scopo mai non venne meno.

Piuttosto si potrà dire:

che sempre l’uomo, in cui pensier rampolla
sovra pensier, da sè dilunga il segno,
perchè la foga l’un dell’altro insolla.

D’osservazione in osservazione, di riflessione in riflessione, l’orizzonte s’allargava per Leonardo, che spinto dall’avida curiosità dell’indagatore abbandonava, senza rammarico, l’idea geniale balenatagli, più bramoso di teoria che di pratica, più di nuove verità che d’applicazione sistematica e paziente.

Così preferiva il teorizzare sull’arte al dipingere o allo scolpire; così, per un’analoga ragione psicologica, preferiva gli schizzi colti sul vivo o gli abbozzi di composizioni fantastiche, al diligente pennelleggiare per compiere un ritratto, un affresco.

Indecisione, incertezza, abulia? Ma che! Bisogna essere molto arditi per affermare ciò di chi sapeva in tempo relativamente brevissimo ideare la Battaglia d’Anghiari e finirne il cartone; bisogna confondere l’impotenza che indugia a sofisticare con la incontentabilità che è altissimo rispetto per l’arte e acuto sprone al progresso, l’indecisione nata da ste-