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Pagina:Leone Duodecimo e Pio Ottavo (Baraldi).djvu/11

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dieta di Ratisbona e in Francia ove l’autorità risiedeva sulla Germanica confederazione, diede di se grato e stimato spettacolo in tempi, luoghi, e con persone sventuratamente troppo celebri per tante vicende, e durò in tali incumbenze, finchè l’urto di nuova e maggior persecuzione costrinselo a ritirarsi di nuovo. All’epoca della pace Pio VII. spedì il suo fedele e prode ministro a Parigi, e questa volta eziandio per grave malattia sopraggiuntagli, interromper dovette e abbandonare questa nuova e straordinaria Nunziatura. Così la Providenza chiamandolo ora ad una, ora ad un’altra Provincia il rendeva non solo utile colle sue missioni alla Chiesa, ma lo addestrava a maggiori cose, e lo istruiva sopra luogo dei bisogni e dei vantaggi che presentavano riguardo alla religione que’ Regni principali. Nel 1816 Pio VII. lo creò Cardinale, e gli conferì il vescovato di Sinigaglia; umile e modesto il della Genga paventò il carico dell’Episcopato, supplicò ed ottenne di venirne liberato; ma se Pio VII. contentollo in questo, nol volle meno occupato in cure pastorali, e alla morte del celebre Cardinale Litta lo destinò suo Vicario nell’anno 1820. Adempì le difficili e importanti funzioni di tal carica il Cardinal della Genga in un modo da riscuotere la comune approvazione, e il più alto e fondato concetto sopra i suoi lumi, e i suoi servigi. Da questa carriera d’una vita tutta apostolica e tutta consecrata al ben della Chiesa venne egli sollevato alla Cattedra di Pietro, e preso il nome di Leone XII. fu coronato il 5 Ottobre 1823.

Dopo alcuni mesi la Chiesa fu sul momento di perdere il suo Pastore attaccato da violenta malattia, dalla quale si riebbe solo per un miracolo di misericordia, che dall’epoca stessa in cui avvenne sino al giorno presente si è confermato e assicurato in modo da non dubitarne1. Un tale

  1. „ Hic vero, quum Pontifici Max. qui animam jamjam acturus videbatur, adstaret Vincentius, fama est hujus preces ad Deum fuisse, ut bono rei Christianae, vita summi Rectoris prorogata, se potius in caelum ejus loco reciperet, nec catholico orbi Pii vii. desiderium vix solato novam acerbissimi luctus caussam afferret. Sed quaecumque sit