Pagina:Leopardi, Giacomo – Operette morali, 1928 – BEIC 1857808.djvu/20

Da Wikisource.
14 operette morali


saranno uomini. Perciocché non si proponendo né patria da dovere particolarmente amare, né strani da odiare; ciascheduno odierá tutti gli altri, amando solo, di tutto il suo genere, se medesimo. Dalla qual cosa quanti e quali incomodi sieno per nascere, sarebbe infinito a raccontare. Né per tanta e sí disperata infelicitá si ardiranno i mortali di abbandonare la luce spontaneamente; perocché l’imperio di questo genio li fará non meno vili che miseri; ed aggiungendo oltremodo alle acerbitá della loro vita, li priverá del valore di rifiutarla.

Per queste parole di Giove parve agli dèi che la nostra sorte fosse per essere troppo piú fiera e terribile, che alla divina pietá non si convenisse di consentire. Ma Giove seguitò dicendo: — Avranno tuttavia qualche mediocre conforto da quel fantasma che essi chiamano Amore; il quale io sono disposto, rimovendo tutti gli altri, lasciare nel consorzio umano. E non sará dato alla Veritá, quantunque potentissima e combattendolo di continuo, né sterminarlo mai dalla terra, né vincerlo se non di rado. Sicché la vita degli uomini, parimente occupata nel culto di quel fantasma e di questo genio, sará divisa in due parti; e l’uno e l’altro di quelli avranno nelle cose e negli animi dei mortali comune imperio. Tutti gli altri studi, eccetto che alcuni pochi e di picciolo conto, verranno meno nella maggior parte degli uomini. Alle etá gravi il difetto delle consolazioni di Amore sará compensato dal beneficio della loro naturale proprietá di essere quasi contenti della stessa vita, come accade negli altri generi di animali, e di curarla diligentemente per sua cagione propria, non per diletto né per comodo che ne ritraggano. —

Cosí rimossi dalla terra i beati fantasmi, salvo solamente Amore, il manco nobile di tutti, Giove mandò tra gli uomini la Veritá, e diedele appo loro perpetua stanza e signoria. Di che seguitarono tutti quei luttuosi effetti che egli avea preveduto. E intervenne cosa di gran maraviglia: che ove quel genio prima della sua discesa, quando egli non avea potere né ragione alcuna negli uomini, era stato da essi onorato con un grandissimo numero di templi e di sacrifici; ora venuto in sulla