Pagina:Leopardi, Giacomo – Operette morali, 1928 – BEIC 1857808.djvu/201

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dialogo di plotino e di profirio 195


e la coltura de’ costumi e delle menti, conservano nella societá degli uomini la giustizia e la mansuetudine: perocché gli animi dirozzati e rammorbiditi da un poco di civiltá, ed assuefatti a considerare alquanto le cose, e adoperare alcun poco l’intendimento; quasi di necessitá e quasi sempre abboniscono dal por mano nelle persone e nel sangue dei compagni; sono per lo piú alieni dal fare ad altri nocumento in qualunque modo; e rare volte e con fatica s’inducono a correre quei pericoli che porta seco il contravvenire alle leggi. Non fanno giá questo buono effetto le immaginazioni minacciose, e le opinioni triste di cose fiere e spaventevoli: anzi come suol fare la moltitudine e la crudeltá dei supplizi che si usino dagli stati, cosí ancora quelle accrescono in un lato la viltá dell’animo, in un altro la ferocitá; principali inimiche e pesti del consorzio umano.

Ma tu hai posto ancora innanzi e promesso guiderdone ai buoni. Qual guiderdone? Uno stato che ci apparisce pieno di noia, ed ancor meno tollerabile che questa vita. A ciascheduno è palese l’acerbitá di que’ tuoi supplici; ma la dolcezza de’ tuoi premi è nascosa ed arcana, e da non potersi comprendere da mente d’uomo. Onde nessuna efficacia possono aver cosí fatti premii di allettarci alla rettitudine e alla virtú. E in vero, se molto pochi ribaldi, per timore di quel tuo spaventoso Tartaro, si astengono da alcuna mala azione; mi ardisco io di affermare che mai nessun buono, in un suo menomo atto, si mosse a bene operare per desiderio di quel tuo Eliso. Che non può esso alla immaginazione nostra aver sembianza di cosa desiderabile. Ed oltre che di molto lieve conforto sarebbe eziandio la espettazione certa di questo bene, quale speranza hai tu lasciato che ne possano avere anche i virtuosi e i giusti, se quel tuo Minosse e quello Eaco e Radamanto, giudici rigidissimi e inesorabili, non hanno a perdonare a qualsivoglia ombra o vestigio di colpa? E quale uomo è che si possa sentire o credere cosí netto e puro come lo richiedi tu? Sicché il conseguimento di quella qual che si sia felicitá viene a esser quasi impossibile: e non basterá la coscienza della piú retta