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256 operette morali


DIALOGO DELLA TERRA E DELLA LUNA

A p. 62, l. 6, l'autogr. ha: Cicer., De natura deor. III, 11; Somn. Scipionis c. 5.

A p. 46 1. 19 «Davide Fabricio»; l’autografo ha in margine: — Fabricius. Biblioth. graeca. ed. vetus l. I, cap. 20, $ 12, T. I, p. 154; dove si legge:

«David Fabricius... suis se oculis incolas Lunae vidisse temere iaclavit, teste Johanne Argolo et Hieron. Vitali, velut alter Lynceus orbem lunae visu se transmisisse professus, ut est apud Plinium L. II, c. 7 Histor. natur.»

E a p. 48 l. 16, a «ne fu varia opinione»: Pitisc. Lexic. antiq. v. Luna; Forcellini v. Lunus; Hoffmann Lexic. v. Lunus.

E 1. 17 seg.: — Meursius Opp. T. 1, p. 6. T. V, p. 951; Goguet, Origine delle scienze e delle arti. T. I, p. 48 nota 2; Athenaeus, p. 57 fine.

LA SCOMMESSA DI PROMETEO

Z. 1611-12, 2 settembre 1821 (III, 264):

Nessun genere di animali o dí cose, per essere qual deve, ebbe o ha bisogno che sorga un suo individuo fornito di singolari prerogative naturali o acquisite, che accada la tale scoperta importante, che si diano le tali e tali infinite combinazioni ecc. ecc. La natura, quando lo formò fu ben certa ch’essa sarebbe qual doveva essere e qual ella voleva. Ma il genere umano ha avuto ed ha bisogno di tutto ciò, per arrivare ad essere (cosí dicono) qual deve. Or dico io: — perché la perfezione, cioè il vero modo d’essere, del solo genere umano fu abbandonato dalla natura al caso? E questo un privilegio, o un immenso svantaggio? Egli è certo che le facoltá del piú privilegiato individuo umano non bastano di gran lunga a condurlo a quella che si chiama perfezione. Dunque la natura non ha provveduto alla perfezione, cioè al benessere dell’uomo. Ma egli è fatto per la societá. Neppur basta ch’egli si metta in questa societá. Bisogna che questa duri una lunghissima serie di generazioni e che si stenda fino a divenir quasi universale. Allora solo l’uomo e l’individuo potrá avvicinarsi