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appendice 281

DETTI MEMORABILI DI FILIPPO OTTONIERI

[Questa non è, come le altre Operette, un fantastico ricamo sopra pensieri lungamente elaborati; ma piuttosto un centone di osservazioni personali, riordinate in una specie di narrazione. Cosi, meglio che notare in ordine cronologico i primi spunti, m’è parso di disporli quasi a modo di «commentario perpetuo» di capitolo in capitolo.]

Cap I.

Z. 38 (I, 134):

Uomini singolari che si siano distinti, o «data opera», o per sola natura; o, com’è infatti se non altro piú comune, per l’una o per l’altra maniera, dall’universale dei loro contemporanei, nelle operazioni, vita, istituto, metodo, ecc., ci furono anticamente, e ci sono stati ultimamente, e ci saranno stati in tutte le etá; ma è una cosa curiosa l’osservare la differenza dei tempi nella misura della differenza tra i costumi di questi uomini singolari e quelli de’ contemporanei. Giacché Rousseau, per esempio, e l’Alfieri son passati in questi ultimi tempi per uomini singolari, quanto passarono un tempo in Grecia Democrito, Diogene, ecc. e gli altri tanti filosofi che durarono anche in Roma sino a Marc’Aurelio e dopo. E questa uguaglianza di effetto è assoluta. Ma se misureremo la cagion sua, cioè la differenza tra i costumi dell’Alfieri e i presenti, messa in paragone con quella tra i costumi di Diogene e de’ greci suoi contemporanei, troveremo una disparitá infinita tra la misura dell’una differenza e dell’altra, essendo senza paragone maggiore quella di Diogene; dal che avviene che queste due differenze, assolutamente parlando, siano diversissime di peso, quantunque rispettivamente considerate abbiano un’intensitá e misura e valore uguale. Il che mostra che i costumi presenti non solo variano dagli antichi nella qualitá, in maniera che i costumi formali di Diogene passerebbero oggi per pazzie; ma ancora in questo che a segnalarsi fra essi ci bisogna una molto minore quantitá di stravaganze (prendendo questo termine in buona parte, e per singolaritá, stranezza, ecc.) che non bisognava una volta; sicché, se qualcuno differisse ne’ suoi costumi dai presenti tanto, assolutamente parlando, quando Diogene differiva dai greci, passerebbe anche cosí non per singolare, come passava Diogene, ma per matto, quantunque relativamente alla qualitá la differenza