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isocrate - preambolo del volgarizzatore | 125 |
ma fatto di un raccozzamento dell’uno e dell’altro in foggia mostruosa e barbara; e un andamento che sarebbe molto piú acconcio a una versione interlineare. Che direi del Longino del Gori, che oltre alla trivialitá dello stile e della lingua, non dico giá è sparso, ma è composto tutto di errori d’intelligenza e d’interpretazione del testo greco? e tuttavia, non senza nostra vergogna, è riputato universalmente in Italia per volgarizzamento non pur vero e buono, anzi egregio e classico!
Io penso che fosse per essere cosa molto conveniente se i dotti italiani, che hanno, come ho detto, una lingua dispostissima alle traduzioni dei libri classici degli antichi, attendessero a questo genere piú che essi non fanno al presente e che non si è fatto tra noi per l’addietro, e gareggiassero, come fanno i tedeschi, di produrvi opere perfette e che si meritassero il nome altresi di classiche. E questo sarebbe studio senza pericolo, e tanto piú opportuno in Italia, quanto la conoscenza e la pratica delle lingue latina e greca sono cose molto piú rare qui che in Germania e in altre parti. Ma poiché gl’italiani oggi in universale non hanno, a voler dire il vero, alcun sentimento delle virtú e dei vizi del favellare e dello stile, e giudicano in queste materie per lo piú a caso, confondendo il mediocre coll’ottimo, ed ancora il buono col tristo, e spesso anche l’ottimo col pessimo; che gloria agli autori o che piacere agli altri e, per dire in somma, che frutto potrebbe venire di sì fatte opere e dell’arte e della fatica infinita che si richieggono a procacciare la finezza della lingua e la perfezione dello stile che esse dovrebbero avere? A chi m’interrogasse in questo tal modo, io cercherei di fare qualche risposta, ma io non so bene ora quello che io direi.