Pagina:Leopardi, Giacomo – Pensieri, Moralisti greci, 1932 – BEIC 1858513.djvu/204

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198 volgarizzamento

riti e credenze attenenti alla immortalitá dello spirito umano, non può essere d’animo ignobile. Di questa cosí fatta nazione fu il padre della imperatrice passata poco dinanzi ad altra vita; signore di una provincia di non ispregevole condizione, presso al Vardari, fiume che ha un’acqua delle ottime tra tutte le acque correnti, e delle sanissime da bere; uomo poi di fortezza e di giustizia grande, e di perfetta fede verso gli amici. Nata di sì fatto sangue, la madre dei nostri imperatori e duchi fu sposata al padre di quelli, uomo superiore assai, e per dignitá e per fortuna, ai parenti di essa, principe, verso di sé, ottimo; e disceso di non pochi principi somiglianti; all’ultimo, imperatore di questa nostra gente romana; della cui antica felicitá, e della virtú antica, soverchio sarebbe il favellare, siccome di cose note a una gran parte delle persone; se non che non dovrá essere importuno il dirne per ora questo tanto: potersi malagevolmente trovare che in alcune delle molte repubbliche e monarchie che furono in tutto il tempo di cui si ha memoria, concorressero sì fattamente insieme tante virtú e tanta felicitá, e durassero per tanto spazio, quanto nell’antica repubblica dei romani.

Ebbe adunque primieramente l’imperatrice di cui diciamo ora le lodi, questa felicitá: che nata di genti buone e valorose, ed oltre a ciò non ignobili, fu sortita ad un maritaggio molto superiore allo stato suo, sposata all’imperatore dei romani, che poco avanti, per la morte del padre, era pervenuto all’impero. Da questo innanzi non andarono le sue felicitá senza la mescolanza dei lor contrari, atteso gli assedi gravi e diffícili che ci bisognò sostenere dai barbari, e massimamente quell’assedio lunghissimo e pericolosissimo che la cittá nostra ebbe a patire non molto dopo la venuta all’imperio del nuovo principe. Ma l’imperatrice, per sua virtú, fu veduta portare l’una e l’altra fortuna con grandissima moderazione: non perdersi di cuore nelle cose avverse, non si lasciare enfiar dalle prospere; ma serbare il suo convenevol modo in ambedue le condizioni dei tempi. Perciocché ella era donna di conoscimento e di fortezza d’animo piú che da femmina; siccome di