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Pagina:Leopardi, Giacomo – Pensieri, Moralisti greci, 1932 – BEIC 1858513.djvu/309

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PENSIERI


Il L. pensò piú volte a una raccolta di Pensieri o Massime, «sull’andare di quelle di Larochefoucauld»; e nello Zibaldone ce n’è sparso un materiale vastissimo: pensieri d’antichi o di moderni, trascritti, fatti nuovi e osservazioni sue proprie.

Dalle Memorie della sua vita, dai libri filosofici sulle passioni o sulla Natura degli uomini e delle cose, o dal Machiavello di societá, o dal Galateo, da altri appunti per opere immaginate, son tratti i piú di questi Pensieri, che han preso forma e stile via via ch’egli doveva risfogliare quell’immenso scartafaccio, trascegliendoli e fermandoli definitivamente.

Ho creduto non inutile agli studiosi recar qui le date delle prime idee e delle varie forme in cui esse si presentarono alla mente del Leopardi. Non è lavoro nuovo: giá da qualche anno altri, il Luiso, l’Antognoni e piú largamente il Porena molte ne avevano indicate; né per quanta diligenza io v’abbia speso, oso sperare che sia compiutissimo: pur c’è quanto basta a dimostrare come i Pensieri furono messi assieme.

Alla indicazione delle pagine dell’autografo ho per maggior comoditá di riscontri aggiunta quella della ed. Lemonnieriana.

III. 20 aprile 1827, p. 4268 seg. (VII, 212);
VIII. 21 agosto 1821, pp. 1535-6 (III, 218); e 11 giugno 1822, p. 2471 (IV, 260);
X. riferisce un passo d’Isocrate a Nicocle: 5 febbraio 1821, p. 614 (II, 92);
XII. anteriore al 1820, p. 45 (I, 147);
XIII.         »               »     p. 60 (I, 170);