Pagina:Leopardi, Giacomo – Pensieri, Moralisti greci, 1932 – BEIC 1858513.djvu/322

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grandioso che secco; censuravano la sua magnificenza espressamente come nemica della secchezza e non punto attica; ond’egli in un luogo delle sue opere {De optimo genere oratorum, cap. 4) si difende contro chi riputava che, collocato l’esercito nel fóro e ne’ tempii che erano intorno al fóro, fosse convenuto dire per Milone non altrimenti che si costumasse in causa privata avanti al giudice solo. Ma le parole di Mamerto non sono l’unica, anzi né meno la Principal cagione ch’io non sappia come attribuire al nostro Frontone la secchezza: imperocché molto piú grave argomento di dubitare mi nasce da quello che avanza degli stessi scritti di Frontone, dov’ io vedo e larghezza d’ornamenti e nessuna scarsezza (anzi non so perch’ io non dica ubertá) cosi di parole come di cose, e molto splendore d’immagini e di sentenze, e maniera e garbo e leggiadria, e una certa soavitá e un certo che di pastoso e di morbido nel colorito, e se bene la pompa propriamente parlando, non ce la trovo, perché non si conviene la pompa a lettere e tali scritture, nondimeno lo stile in genere mi pare a maraviglia acconcio a sollevarsi e a pigliare grandi forme e a vestire panni magnifici e ad atteggiarsi maestosamente e a procedere pomposamente quando faccia a proposito, cioè massime nelle orazioni; ma nessuna orazion di Frontone e nessun frammento d’orazione s’è lasciato vedere, stante che quei pochissimi rimasugli giudiziali sieno piú tosto rimasugli di lettere che di orazioni. Certo che gli ornamenti dello siile frontoniano sono ben bene incorporati col resto e non lussureggiano né soprabbondano; e nei frammenti che abbiamo non appariscono né smorfie, né sfacciataggini, né gonfiezze, perocché Frontone non era effemminato né temerario né ampolloso, e non esagerava né sbracciava, né sputava paroioni, né cercava miracoli e cose dell’altro mondo, e non gittava sentenze sopra sentenze alzandone mucchi e cataste, ma metteva solo quelle che il soggetto gli porgeva e quasi frattanto gli produceva; né le andava cercando, come i nostri antichi dicevano, col fuscellino, né si mugneva e spremeva il cervello per cavamele quando non voleano uscire, e non riputava vote quelle pagine o quegli scritti dove non fosse nessuna sentenza che, spiccandosi dal piano del discorso e soprastando, súbito désse nell’occhio come un bitorzolo sulla pelle liscia, e nessuno di quei cavalletti di sentimenti o di parole che, puntellandosi l’une l’altre e cosi scambievolmente sostenendosi, fanno quella vaga figura della