Pagina:Leopardi, Giacomo – Pensieri, Moralisti greci, 1932 – BEIC 1858513.djvu/328

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chiunque crede che in una lingua che si studia solamente e si legge, altri possa acquistare un senso tanto o quasi tanto squisito, quanto in una lingua che si parla e si pensa. E che il fatto stia cosi come io dico, me ne rimetto alla coscienza dei dotti i quali sanno che se, leggendo un libro per esempio latino, inciampano in qualche parola o frase che anche senza essere troppo antica, nondimeno giunga loro nuova o mal nota, qual se ne sia la cagione, a segno che non la possano intendere fuorché dando di mano al vocabolario (il che può benissimo accadere o accade), non se ne sentono però l’orecchio in nessuna maniera offeso, né quella voce o quel modo par loro aspro né stiracchiato: laddove se a noi italiani vien trovato in un libro italiano qualche parola o modo niente o poco inteso, come subito ci accorgiamo quasi di uno stridere che faccia quella parola in mezzo alle altre; come spiccatamente sentiamo non so che di rincrescevole che ci fa dare al vocabolo del duro e del fastidioso e allo scrittore dell’affettato!

ABBOZZO

Non si trova di gran lunga in Frontone quel pungente, quell’acutezza, quel sale e insomma quella forza dello spirito di Luciano. In effetto, leggendo De bello portico, trovo tutto quanto lo stile di Frontone efficace e vibrato del continuo, per cagione principalmente della gran proprietá e bella scelta delle parole (e nervoso) e cosi pure le immagini, benché prosaiche come conviene, e le similitudini e le figure ecc. sono energiche e vivaci e risaltano, e lo stile è robusto e di colorito forte e nervoso. Chi sa che questo non sia quello che chiamano secchezza. Certo la copia frontoniana non è punto lassa né floscia, ma soda consistente e vigorosa, per la gagliardia delle parole, frasi, immagini, similitudini, figure, traslati, ecc. come ho detto. Nondimeno Frontone ha certo che fare con Luciano, non solo pel tempo ma per lo studio e amore degli antichi, e bella lingua e la continua energia e proprietá dell’espressione. Frontone di piú buon cuore che Cicerone, buono per natura, non solo per filosofia. — Piú affetto. — Scherzi piú affettuosi. —