Pagina:Leopardi, Giacomo – Pensieri, Moralisti greci, 1932 – BEIC 1858513.djvu/362

Da Wikisource.

che volendo si possano riallacciare; altre volte si levano via del tutto, e ciascuno resta libero e sciolto come per l’addietro. Dal che viene che laddove gli antichi appena stimavano che un uomo sommo potesse trovare un solo amico, oggi per lo contrario un uomo da nulla ne trova tanti, che sapendo contare tutte le altre cose che possiede, questi soli non si cura né gli darebbe l’animo di contarli. Ma senza questa molteplicitá di fermagli non si viene a capo di nessuna cosa. Tuttavia si danno anche presentemente di quelle amicizie strettissime ed eterne come le antiche, anzi superiori alle antiche, in quanto contengono essenzialmente un principio ingenito d’indissolubilitá. E sono quelle amicizie che due o tre persone stringono insieme per aiutarsi scambievolmente nelle truffe, tradimenti, ecc. in somma in ogni sorta di malvagitá squisita ed eroica. Queste non si possono sciórre perché ciascheduno teme che l’altro non divulghi le sue scelleraggini, e perciò è forza che durino eternamente, e s’abbiano sempre in cura quanto la vita. Ma queste non sono proprio del volgo, ma degli eroi di questo secolo. E se i poeti non fossero cosi scimuniti, lascerebbero i Patrocli e i Piladi e i Nisi e gli altri frittumi antichi e farebbero argomento di poema e di tragedia queste amicizie moderne molto piú nobili e degne, perché quelle giovavano alla virtú, alle imprese temerarie e vane, alla patria, e agli altri fantasmi di quei tempi, ma queste conducono alle vere e grandi utilitá della vita. (Qui seguano alcune parole dove ironicamente si provi che le cose moderne sono adatte alla poesia molto piú delle antiche. E il Mondo si dolga che queste siano preferite, e quelle altre neglette dai poeti. Si potrá anche introdurre una satira dei romantici, lodandoli di voler sostituire la freddezza e la secchezza e viltá dei soggetti moderni, al calore, magnanimitá, sublimitá ecc. degli antichi.) (Poi venga un discorso sugl’ intrighi, e la necessitá della cabala, e come questa sia quella cosa che governa il Mondo; sopra l’inutilitá anzi dannositá del vero merito e della virtú.)

Galantuomo. Adesso capisco perché la massima parte, anzi, si può dire, tutti quelli che da giovani avevano seguita la virtú ecc. entrati al servizio di Vostra Eccellenza, in poco tempo mutano registro, e diventano cime di scellerati e lane in chermisino. Vostra Eccellenza mi creda ch’io gl’imiterò in tutto e per tutto, e quanto per l’addietro sono stato fervido nella virtú e galantuomo, tanto per l’avanti sarò caldo nel vizio.