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pensieri - lxxxix-xci 53

hanno della propria importanza, e del consenso del genere umano in confessarla, toglie dai loro costumi ogni asprezza, perché niuno che sia contento di sé stesso e degli uomini, è di costumi aspri; e genera in loro tale tranquillitá, che alcune volte prendono insino aspetto di persone modeste.

LXXXIX.

Chi comunica poco cogli uomini, rade volte è misantropo. Veri misantropi non si trovano nella solitudine, ma nel mondo: perché l’uso pratico della vita, e non giá la filosofia, è quello che fa odiare gli uomini. E se uno che sia tale, si ritira dalla societá, perde nel ritiro la misantropia.

XC.

Io conobbi giá un bambino il quale ogni volta che dalla madre era contrariato in qualche cosa, diceva: ‛Ah, ho inteso, ho inteso: la mamma è cattiva.’ Non con altra logica discorre intorno ai prossimi la maggior parte degli uomini, benché non esprima il suo discorso con altrettanta semplicitá.

XCI.

Chi t’introduce a qualcuno, se vuole che la raccomandazione abbia effetto, lasci da canto quelli che sono tuoi pregi piú reali e piú propri, e dica i piú estrinseci e piú appartenenti alla fortuna. Se tu sei grande e potente nel mondo, dica grande e potente; se ricco, dica ricco; se non altroché nobile, dica nobile: non dica magnanimo, né virtuoso, né costumato, né amorevole, né altre cose simili, se non per giunta, ancorché siano vere ed in grado insigne. E se tu fossi letterato, e come tale fossi celebre in qualche parte, non dica dotto, né profondo, né grande ingegno, né sommo; ma dica celebre; perché, come ho detto altrove, la fortuna è fortunata al mondo, e non il valore.