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pensieri - cii-civ 61

CII.

Gli anni della fanciullezza sono, nella memoria di ciascheduno, quasi i tempi favolosi della sua vita; come, nella memoria delle nazioni, i tempi favolosi sono quelli della fanciullezza delle medesime.

CIII.

Le lodi date a noi, hanno forza di rendere stimabili al nostro giudizio materie e facoltá da noi prima vilipese, ogni volta che ci avvenga di essere lodati in alcuna di cosí fatte.

CIV.

L’educazione che ricevono, specialmente in Italia, quelli che sono educati (che, a dir vero, non sono molti), è un formale tradimento ordinato dalia debolezza contro la forza, dalla vecchiezza contro la gioventú. I vecchi vengono a dire ai giovani: ‛fuggite i piaceri propri della vostra etá, perché tutti sono pericolosi e contrari ai buoni costumi, e perché noi che ne abbiamo presi quanti piú abbiamo potuto, e che ancora, se potessimo, ne prenderemmo altrettanti, non ci siamo piú atti, a causa degli anni. Non vi curate di vivere oggi; ma siate ubbidienti, sofferite, e affaticatevi quanto piú sapete, per vivere quando non sarete piú a tempo. Saviezza e onestá vogliono che il giovane si astenga quanto è possibile dal far uso della gioventú, eccetto per superare gli altri nelle fatiche. Della vostra sorte e di ogni cosa importante, lasciate la cura a noi, che indirizzeremo il tutto all’utile nostro. Tutto il contrario di queste cose ha fatto ognuno di noi alla vostra etá, e ritornerebbe a fare se ringiovanisse: ma voi guardate alle nostre parole, e non ai nostri fatti passati, né alle nostre intenzioni. Cosí facendo, credete a noi, conoscenti ed esperti delle cose umane, che voi sarete felici’. Io non so che cosa