Pagina:Leopardi - Canti, Piatti, Firenze 1831.djvu/140

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134 canto xix.


Ove il tempo mio primo
E di me si spendea la miglior parte,
D’in su i veroni del paterno ostello
20Porgea gli orecchi al suon de la tua voce,
Ed a la man veloce
Che percorrea la faticosa tela.
Mirava il ciel sereno,
Le vie dorate e gli orti,
25E quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
Lingua mortal non dice
Quel ch’io sentiva in seno.

     Che pensieri soavi,
Che speranze, che cori, o Silvia mia!
30Quale allor ci apparia
La vita umana e il fato!
Quando sovviemmi di cotanta speme,
Un affetto mi preme
Acerbo e sconsolato,
35E tornami a doler di mia sventura.
O natura, o natura,
Perchè non rendi poi
Quel che prometti allor? perchè di tanto
Inganni i figli tuoi?