Pagina:Leopardi - Canti, Piatti, Firenze 1831.djvu/65

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canto vi. 59


Indomito scrollando si pompeggia,
Quando ne l'alto lato
L’amaro ferro intride,
45E maligno a le nere ombre sorride.

     Spiace a gli Dei chi violento irrompe
Nel Tartaro. Non fora
Tanto valor ne’ molli eterni petti.
Forse i travagli nostri, e forse il cielo
50I casi acerbi e gl’infelici affetti
Giocondo a gli ozi suoi spettacol pose?
Non fra sciaure e colpe,
Ma libera ne’ boschi e pura etade
Natura a noi prescrisse,
55Reina un tempo e Diva. Or poi ch’a terra
Sparse i regni beati empio costume,
E ’l viver macro a nove leggi addisse;
Quando gl’infausti giorni
Virile alma ricusa,
60Riede natura, e ’l non suo dardo accusa?

     Di colpa ignare e di lor proprii danni
Le fortunate belve
Serena adduce al non previsto passo
La tarda età. Ma se spezzar la fronte