Pagina:Leopardi - Canti, Piatti, Firenze 1831.djvu/73

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canto vii. 67


     Vissero i fiori e l’erbe,
40Vissero i boschi un dì. Conscie le molli
Aure, le nubi e la titania lampa
Fur de l’umana gente, allor che ignuda
Te per le piagge e i colli,
Ciprigna luce, a la deserta notte
45Con gli occhi intenti il viator seguendo,
Te compagna a la via, te de’ mortali
Pensosa immaginò. Che se gl’impuri
Cittadini consorzi e le fatali
Ire fuggendo e l’onte,
50Gl’ispidi tronchi al petto altri ne l’ime
Selve remoto accolse,
Viva fiamma agitar l’esangui vene,
Spirar le foglie, e palpitar segreta
Nel doloroso amplesso
55Dafne o la mesta Filli o di Climene
Pianger credè la sconsolata prole
Quel che sommerse in Eridano il sole.

     Nè de l’umano affanno,
Rigide balze, i luttuosi accenti
60Voi negletti ferìr mentre le vostre
Paurose latebre Eco solinga,
Non vano error de’ venti,