Pagina:Leopardi - Canti, Starita (corretta), Napoli 1835.djvu/110

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104 le ricordanze

Pien di dolcezza; indelibata, intera
Il garzoncel, come inesperto amante,
75La sua vita ingannevole vagheggia,
E celeste beltà fingendo ammira.

     O speranze, speranze; ameni inganni
Della mia prima età! sempre, parlando,
Ritorno a voi; che per andar di tempo,
80Per variar d’affetti e di pensieri,
Obbliarvi non so. Fantasmi, intendo,
Son la gloria e l’onor; diletti e beni
Mero desio; non ha la vita un frutto,
Inutile miseria. E sebben voti
85Son gli anni miei, sebben deserto, oscuro
Il mio stato mortal, poco mi toglie
La fortuna, ben veggo. Ahi, ma qualvolta
A voi ripenso, o mie speranze antiche,
Ed a quel caro immaginar mio primo;
90Indi riguardo il viver mio sì vile
E sì dolente, e che la morte è quello
Che di cotanta speme oggi m’avanza;
Sento serrarmi il cor, sento ch’al tutto
Consolarmi non so del mio destino.
95E quando pur questa invocata morte
Sarammi accanto, e fia venuto il fine
Della sventura mia; quando la terra
Mi fia straniera valle, e dal mio sguardo