Pagina:Leopardi - Canti, Starita (corretta), Napoli 1835.djvu/143

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aspasia 137

Par come cara larva ad ora ad ora
Tornar costuma e disparir. Tu vivi,
75Bella non solo ancor, ma bella tanto,
Al parer mio, che tutte l’altre avanzi.
Pur quell’ardor che da te nacque è spento:
Perch’io te non amai, ma quella Diva
Che già vita, or sepolcro, ha nel mio core.
80Quella adorai gran tempo; e sì mi piacque
Sua celeste beltà, ch’io, per insino
Già dal principio conoscente e chiaro
Dell’esser tuo, dell’arti e delle frodi,
Pur nei tuoi contemplando i suoi begli occhi,
85Cupido ti seguii finch’ella visse,
Ingannato non già, ma dal piacere
Di quella dolce somiglianza, un lungo
Servaggio ed aspro a tollerar condotto.

     Or ti vanta, che il puoi. Narra che sola
90Sei del tuo sesso a cui piegar sostenni
L’altero capo, a cui spontaneo porsi
L’indomito mio cor. Narra che prima,
E spero ultima certo, il ciglio mio
Supplichevol vedesti, a te dinanzi
95Me timido, tremante (ardo in ridirlo
di sdegno e di rossor), me di me privo,
Ogni tua voglia, ogni parola, ogni atto
Spiar sommessamente, a’ tuoi superbi