Pagina:Leopardi - Canti, Starita (corretta), Napoli 1835.djvu/34

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28 ad angelo mai

Chi ti compiangeria,
Se, fuor che di se stesso, altri non cura?
Chi stolto non direbbe il tuo mortale
145Affanno anche oggidì, se il grande e il raro
Ha nome di follia;
Nè livor più, ma ben di lui più dura
La noncuranza avviene ai sommi? o quale,
Se più de’ carmi, il computar s’ascolta,
150Ti appresterebbe il lauro un’altra volta?

     Da te fino a quest’ora uom non è sorto,
O sventurato ingegno,
Pari all'italo nome, altro ch’un solo,
Solo di sua codarda etate indegno
155Allobrogo feroce, a cui dal polo
Maschia virtù, non già da questa mia
Stanca ed arida terra,
Venne nel petto; onde privato, inerme,
(Memorando ardimento) in su la scena
160Mosse guerra a’ tiranni: almen si dia
Questa misera guerra
E questo vano campo all’ire inferme
Del mondo. Ei primo e sol dentro all’arena
Scese, e nullo il seguì, che l’ozio e il brutto
165Silenzio or preme ai nostri innanzi a tutto.

     Disdegnando e fremendo, immacolata