Pagina:Leopardi - Canti, Starita (corretta), Napoli 1835.djvu/81

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Presso alla fin di sua dimora io terra,
Giacea Consalvo; disdegnoso un tempo
Del suo destino; or già non più, che a mezzo
Il quinto lustro, gli pendea sul capo
5Il sospirato obblio. Qual da gran tempo,
Così giacea nel funeral suo giorno
Dai più diletti amici abbandonato:
Ch’amico in terra al lungo andar nessuno
Resta a colui che della terra è schivo.
10Pur gli era al fianco, da pietà condotta
A consolare il suo deserto stato,
Quella che sola e sempre eragli a mente,
Per divina beltà famosa Elvira;
Conscia del suo poter, conscia che un guardo
15Suo lieto, un detto d’alcun dolce asperso,
Ben mille volte ripetuto e mille
Nel costante pensier, sostegno e cibo
Esser solea dell’infelice amante:
Benchè nulla d’amor parola udita
20Avess’ella da lui. Sempre in quell’alma
Era del gran desio stato più forte
Un sovrano timor. Cosi l’avea