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composte o derivate, ciascheduna delle quali comincia o deriva dalla suddetta parola.
14. E pervicace ingegno.
Qui non vale semplicemente ostinato e che dura e insiste, ma oltre di ciò significa temerario e che vuol fare o conseguire quello che non gli tocca nè gli conviene. Orazio nell’Ode terza del terzo libro1: Non haec iocosae conveniunt lyrae. Quo, Musa, tendis? desine PERVICAX Referre sermones deorum, et Magna modis tenuare parvis. Vedi ancora la diciannovesima del secondo libro2, nella quale pervicaces viene a inferire petulantes, procaces e, come dichiarano le glose d’Acrone, protervas; ma è pigliato in buona parte. È nóto l’uno e l’altro luogo d’Orazio perchè non sono avvertiti dal Forcellini e perchè la voce pervicax, a guardarla sottilmente, non dice in questi due luoghi quel medesimo ch’ella dice negli esempi recati da esso Forcellini.