Pagina:Leopardi - Dissertazioni filosofiche, Antenore.djvu/214

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DISSERTAZIONI MORALI di Felicità, e non lasciandosi in ciò guidar dalla ragione, egli do- vea senza alcun dubbio fare ogni sforzo per conseguirla. Volen¬ do noi dunque analizzare questa specie di passione, o d’incli¬ nazione, per cui l’uomo è spinto a ricercar sempre nelle sue azioni la felicità esamineremo in prima in che precisamente consista questa felicità, e se possa un uomo esser più dell’altro felice, e considereremo in ultimo le varie maniere di beni. |7j Epicuro Filosofo, il di cui solo nome è bastante per iscre- ditare qualsivoglia ipotesi afferma, che la felicità non consiste, che nel piacere. Sembra diffatto, che l’uomo non possa nelle sue azioni tendere ad altro, che a questo, poiché se l’uomo si applica a praticar la virtù, e a fuggire il vizio, egli lo fa per quel¬ l’interno piacere, che ciascuno prova nel seguir le leggi dettate¬ gli dalla natura, il quale è inseparabile dall’azione virtuosa. Se l’uomo si studia di conseguir gloria, e buon nome egli opera per quel piacere, il quale va sempre unito all’acquisto della fa¬ ma, e dell’onore. Se l’uomo procura di rendersi utile alla patria, agli amici, alla società egli è mosso a ciò fare da quel piacere, che ciascuno esperimenta nel rendersi utile ai suoi simili. Così qualunque azione faccia l’uomo, egli non la fa, che per quell’in¬ terno, o esterno piacere, il quale non può mai andar disgiunto dalle umane operazioni. Per quanto speciosa però apparir possa questa ipotesi essa non è in conto alcuno ammissibile, giacché l’uomo virtuoso non pratica la virtù, che per se stessa, e questa medesima è premio |8| sufficientissimo a’ suoi seguaci 240