Pagina:Leopardi - Dissertazioni filosofiche, Antenore.djvu/216

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DISSERTAZIONI MORALI perchè essendo la felicità posta nella sola virtù non eran suffi¬ cienti a renderlo felice le dolcezze del governo le Vittorie ri¬ portate sopra i suoi nemici la fedeltà de’ suoi domestici qualora la vera virtù non conseguisse. È questa l’argomentazion degli Stoici, a cui rispondiamo, che se la felicità fosse posta soltanto nella virtù l’uomo dovrebbe sempre determinarsi a praticarla, giacché secondo il principio universalmente ammesso in Me¬ tafisica l’anima umana non può volere se non ciò, che bene per qualche parte gli sembra, e non può |io| non volere se non ciò, che come male vien da lei considerato. Laonde se la felicità non fosse posta, che nella virtù l’uomo non potrebbe giammai determinarsi a praticare il vizio. E qui preghiamo gli Stoici a non allontanarsi dalla proposta questione, giacché noi non ri¬ cerchiamo qual dovrebbe essere il fine di tutte le umane azioni, ma quale realmente egli è, e però essendo certo, che l’uomo non tende nelle sue azioni soltanto all’acquisto della virtù, che anzi bene spesso dirigge le sue operazioni ad un fine del tutto opposto può sicuramente affermarsi, che la felicità, che l’uomo proccura in ogni sua azione di conseguire non è posta nella so¬ la virtù. Più magnifica, sebbene non meno falsa delle precedenti si è l’ipotesi di Platone per intender la quale fa di mestieri rimontar più alto. Platone, il quale s’immaginava, che le nostre anime avessero esistito prima della loro congiunzione col corpo sup¬ poneva, che queste anime avessero contemplate, e vedute assai dawicino le idèe del buono, del bello, del giusto, dell’onesto 242