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Pagina:Leopardi - Dissertazioni filosofiche, Antenore.djvu/262

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DISSERTAZIONI MORALI Sembra però, che la rarità medesima della vera amicizia accre¬ scer la faccia di prezzo, e di stima mentre può dirsi che tutti i fi¬ losofi insiem si uniscano ad esaltarla, e magnificarla come il più 1711 prezioso tesoro, che mai rinvenir si possa nel corso di que¬ sta vita mortale. «Haud scio, esclama M. Tullio, an, excepta sapien- tia, quidquam melius (amicitia) homini sit a Diis immortalibus datam. Divitias alii praeponunt, bonam alii valetudinem, alii potentiam, ahi honores, multi edam voluptates. Belluarum hoc quidem extremum est; illa autem superiora caduca, et incerta, posita non tam in nostris consiliis quam in fortunae temeritate». Nè fia da maravigliarsi, che alcuni filosofi abbian preferita alla virtù l’amicizia qualor si consideri, che senza virtù non può darsi vera amicizia, e che quasi le virtù tutte vengono dagli amici scambievolmente esercitate. «Qui in virtute summum bonum ponunt, soggiunge M. Tullio al capo sesto de Amicitia subito dopo le qui sopra accennate parole, praeclare illi quidem, sed haec ipsa virtus amicitiam, etgignit, et continet: nec sine virtute amicitia esse ullo pacto potest». Noi parleremo adunque di questa sì sublime, e sì utile qualità dell’animo umano, e se¬ guendo le traccie del nostro Aristotele daremo in prima la de¬ finizione dell’amicizia, passeremo quindi ad 1721 enumerarne, e 288