Pagina:Leopardi - Dissertazioni filosofiche, Antenore.djvu/410

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II ■ RACCOLTA ANTOLOGICA mente ch’io non farei gran caso di questa obbiezione, se io non vedessi, che gli uomini più valenti trattano questo punto di Fi¬ sica con tutta serietà. Infatti non è egli certissimo, che c’è una vera analogia tra la retina, che veste il fondo dell’occhio, e le papille nervose, che vestono il labirinto, e la lumacca? Non è egli certissimo inoltre, che i colori sono per lo meno tanto sva¬ riati, quanto son varj i suoni? Ciò supposto, ecco com’io ragio¬ no. Quando io dimando a un Fisico, come può darsi, che noi ri¬ leviamo nel tempo stesso distintissimamente de’ colori di spe¬ zie diversa, bene spesso diametralmente opposti tra loro; mi ri¬ sponde senza esitare ch’io non deggio restarne sorpreso, poi¬ ché questi colori diversi vanno a ferire diverse parti della reti¬ na; questa risposta io l’approvo, e ad una ragione sì fisica mi ar¬ rendo. Ma i suoni di vario genere non vann’ eglino a ferire di¬ verse papille nervose nel labirinto, e nella lumacca, dopo di aver urtato nell’aria delle mollecule varie di massa, di figura, e in grado di velocità? ec. (imperciocché noi portiamo opinione col Sig. de Mairan, che due suoni specificamente diversi, agitano nell’aria delle particelle specificamente diverse) perchè dunque non dovrem noi sentire senza confusione due suoni prodotti nell’istesso istante, uno de’ quali fosse acuto, e l’altro grave? Rimane intorno alla propagazione del suono un’altra difficoltà, che non sarà inutile metter in tutto il suo lume. Eccola in poche parole: ogni suono che produce il corpo sonoro, fa impressione sopra due organi diver¬ si, vaidire, sull’orecchio destro, e sull’orecchio sinistro; par dunque, che noi dovremmo sentir due volte lo stesso suono; la sperien- za c’insegna nullaostante il contrario; e quando mi chiamate una sola volta per nome, se non c’è eco che ripeta le vostre parole, io non intendo, che un semplice suono, e non un suono dop¬ pio: donde avviene, che non succede il contrario? Per rispondere a questa quistione in una maniera, che appa¬ ghi, risovveniamoci dell’analogia, che c’è tra l’organo della vi¬ sta e dell’udito. Perchè, dimandasi a un Fisico, l’oggetto A, ch’io guardo attentamente, e con occhi ben disposti, non mi sembra egli doppio, quantunque la sua immagine si dipinta in ambe¬ due le mie retine? Perchè, mi risponde, i raggi di luce inviati da 434