Vai al contenuto

Pagina:Leopardi - Dissertazioni filosofiche, Antenore.djvu/484

Da Wikisource.

II ■ RACCOLTA ANTOLOGICA Ma, dirà alcuno, le azioni virtuose non per altro si fanno, che per quel piacere che nasce dalla virtù; par dunque che tutte le azioni si facciano pel piacere. 4. Zanotti i, c. iii, 19 (Felicità, § 12-14): E io rispondo, che gli uomini costumati e gentili fanno bensì le azioni virtuose con piacere, ma non per lo piacere. (...) e certo colui, che si offre alla morte 0 per la patria, 0 per l’amico, non pare, che cerchi a se stesso niun piacere; non è dunque da credere, che sia riposta nel piacere tutta la felicità; et Epicuro, et Aristippo, che se l’credet¬ tero, si ingannarono. (...) Siccome dunque noi concediamo lo¬ ro, che la felicità non è posta nella sola virtù, così dovrebbono essi concederci, che non è posta nel piacer solo. 5. Zanotti i, c. iii, 20 (Felicità, § 11): Pur, diranno gli Epicurei, si vuole il piacere, non per altro fi¬ ne, ma per se stesso; dunque esso contiene la felicità. Al che ri¬ spondo, che potrebbe similmente dirsi della virtù, la qual si vuole non per altro fine, ma per se stessa. 6. Zanotti i, c. iv, 20 (Felicità, §§ 19-21): Se la felicità fosse posta nella sola virtù, come vollerli Stoici, ne segui¬ rebbe, che bastar dovesse all’uomo la virtù sola, e questa avendo non al¬ tro gli restasse da desiderare; e pure gli resterebbe da desiderar la sanità, che è cosa distintissima dalla virtù, e similmente la robu¬ stezza, e la bellezza, (...). 7. Zanotti i, c. v, 22 (Felicità, § 22): Platone distolse gli uomini da tutte le cose terrene, e gl’invitò alla contemplazion d’un’idea, nella quale se avesserpotuto mirare una volta, disse, che sarebbon felici. Pochi s’invogliarono d’una felicità così astratta. Noi però dichiareremo l’opinione di quel grand’uomo, e comin¬ ceremo da più alti principii a questo modo. 506