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II ■ RACCOLTA ANTOLOGICA 56. Zanotti ii, c. xii, 61 (Virtù in generale, § 68): (...); e quantunque i filosofi poco di ciò abbiano scritto, ne hanno però trattato molto sottilmente i Teologi Cristiani, i quali se¬ guendo i principj altissimi di quella loro divina filosofia sono stati tratti in contrarie opinioni. Ipiù sottili, parendo loro, che ogni azione riferita a Dio sia onesta, riferita ad altro disonesta, hanno stabi¬ lito con molto giudicio, niuna azione poter essere indifferente. Ma essi seguono i principj loro. Noi non aspiriamo ora a quella tanta sublimità. 57. Zanotti ii, c. xii, 61-62 (Virtù in generale, §§ 66-67): Però seguendo le tracce, che Aristotele, non da altro condot¬ to, che dall’umana ragione, ci ha mostrate, diremo poter benissimo alcuna azione essere indifferente. Il che proveremo in tal modo. Compo¬ nendosi la felicità di molte parti, delle virtù, de i piaceri, de i como¬ di, e potendo farsi alcuna azione per fin di virtù, può anche farsene alcu¬ na perfin di piacere e di comodo; come quando uno prende la medicina non per altro, che per riavere la sanità, il quale allora pensa al como¬ do, non alla virtù. Or tale azione non è nè onesta, nè disonesta, (...). Dunque non essendo nè onesta, nè disonesta, sarà indifferente. 58. Zanotti iii, c. i, 63 (Virtù in particolare, § 1): Essendo la virtù generalmente un abito di far le azioni vir¬ tuose, subito si vede, che potendo dividersi le azioni virtuose in più modi, potrà anche in più modi dividersi la virtù. 59. Zanotti iii, c. i, 63-65 (Virtù in particolare, §§ 2-5): Che se il popolo, dividendo a modo suo le virtù, non avesse prevenuto i filosofi, avrebbon questi forse potuto fare una divi¬ sione più esatta, e più commoda, e da piacere a i dialettici. (...). Ma quando i filosofi entrarono in queste cose, le trovarono già occupate dal popolo, il quale avea divise le virtù a senno suo, (...). La qual divi¬ sione miraeoi sarebbe, se fosse stata, non dirò compiuta, e perfetta, ma costante appresso tutti, e sempre la medesima; perciocché il 518