Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/275

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240 EPISTOLARIO In Faenza, al conte Giovanni Gueci, Bibliotecario. In Forlì, all’avvocato Luigi Baldini. In Cesena, al conte Giovanni Roverella (e ve lo raccomando molto). In Ravenna, al professore abate Farini. In Ancona, al conte Andrea Mal ac ari. In Firenze, al signor Michele Leoni. In Venezia, al conte Giuseppe Rangoni. In Vicenza, al conte Leonardo ’J’rissino. In Milano, al cavaliere Carlo Rosmini, all’avvocato Francesco Reina. In Como, al professore abate Niccolò Pasqualigo. In Brescia, all’abate Giuseppe Taverna. In Napoli, al marchese di Montrone. In Genova per AJassio, al signor Giambattista De Cutis. In Lodi, al professore Giuseppe Montani (e ve lo raccomando).i In Cremona, al dottor Carlo Tedaldi Fores, al marchese Bartolomnieo Vidoni. In Pesaro, al marchese Antaldo Antaldi. In Torino, al signor Giuseppe Grassi, membro dell’Accademia. Se il libraio d’Ancona assumesse lealmente di spargerle con efficacia, e ritirarne il danaro, e darvelo, crediatemi che se ne venderebbero molte, dovunque le mandasse. Ma questo è l’unico mezzo di cavarne qualche profitto; che un solo, e vicino, e sicuro s’incarichi del tutto. La gloria certo non vi mancherà; che altrui negligenza né avarizia non potrà togliervela. Da Bologna il mio amicissimo Avvocalo Pietro Brighenti vi manda il mio primo discorso sopra Innocenzo da Imola,2 fatemi la grazia di avvisare lui e me del ricevuto, per nostra quiete. Persuadetevi che le poste son felle per maledettissima stracuraggine, non per sospetto. Dunque non dubitate a scrivermi liberamente rù vor//io.za aov, xal cìv ¿^ev&egiÓTara, ovdel; yàg sarai xCvdwog. Mi farete un grandissimo piacere. Trovo il vostro linissimo e sicurissimo giudizio anche nell’esservi piaciuto il candidissimo Celso. Salutatemi caramente Paolina: abbracciatemi il carissimo Carlo, baciatelo per me amorosissimamente. Riveritemi il papà e la mamma (vi prego, non ve ne scordate). Scrivetemi il più che potete; e amatemi sempre, perché io vi adoro. Addio addio. Toglietemi di pena, facendomi saper subito che questa vi sia arrivata. Se trovate modo di mandare un buon plico delle vostre canzoni al signor Brighenti sopradetto mio amicissimo, non dubitate che ve le venderà bene, perché io glielo raccomando; e vi farà avere il danaro, almeno in Ancona. 169. A Cesare Arici. - Brescia.3 Recanati 8 Marzo 1819. Stimatissimo Signor Professore. Non verun amico di V. S. ma semplicemente la fama comune e parecchi de’ suoi versi m’hanno 1 Già nella lett. 152, p. 219, paragrafo 3° gli aveva particolarmente segnalato il Montani. 2 Vedi lettera precedente, paragrafo 2°. 3 Dalla minuta autografa, in casa Leopardi. Questa lettera fu primamente pubblicata nella Strenna. Picena pel 1846, da Francesco Papalini. Il bresciano Cesare Arici (1782-1836) era ben noto a G., sia per il suo poema La coltiva