Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/277

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242 EPISTOLARIO sentemente mi trovo senza giornali in un buio spaventevole. Il carico è grave effettivamente, com’Ella dice, ma le sue forze non son da meno; e per quello che ho sentito dire a chi avea letto qualcheduno de’ suoi canti scritti a penna, io congetturo che siccome per lo passato si costumava di nominar la Gerusalemme senz’altro aggiunto, volendo dir quella del Tasso, e questo a cagione dell’eccellenza che l’assicurava dal potersi confondere con nessun’altra Gerusalemme, cosi per l’innanzi converrà nominar distesamente la Gerusalemme liberata per distinguerla dalla sua. Certo eli’ io, per la gloria di questa nostra patria avrei molto caro di poterla incoraggire; ma vedo bene che un uomo da nulla come son io non le può far animo con esortarla né lodarla; oltre che non dubito, e anche m’accorgo da ciò che V. S. mi scrive, ch’Eli’ ha in se stessa tanto vigore 1 e coraggio quanto non le potrebbe derivare dalle parole di nessun altro, non che mie. Nondimeno ho pensato un’altra maniera d’inanimarla e rinvigorirla, che avendo sperimentata profittevole a me, vorrei che riuscisse altrettanto a Lei. Perché, quando m’avvieno d’apparecchiarmi 2 a qualche fatica in genere di scritture, che abbia somiglianza con quella di qualcun altro giudicata di poco pregio, avanti di por mano all’opera mia, leggo quest’altra, e in quella facilità di far meglio trovo lena e stimoli a mettermi all’impresa: e quei difetti che osservo mi riscaldano e persuadono ch’io farò ben altro e n’avrò lode. Acciò pertanto ch’Ella abbia quest’opera di nessun valore da mettersi avanti agli occhi, somigliante alla sua nel resto, e di pili recentissima, ho determinato di spedirle 3 con questa presente per la posta una mia traduzione del secondo libro dell’Eneide stampata due anni sono, ch’Ella certamente non ha letta né sentita nominare perché non fu vista se non da pochissimi. Non ostante però ch’io le mandi questo libercolo a effetto ch’Ella prenda nuove forze dal paragone della mia debolezza, eontuttociò non vorrei che mi tornasse a troppa vergogna la prefazione, ch’è in uno stile infernale, e al tutto da fanciullo; e però la prego istantemente 4 che si compiaccia di saltarla di netto e non darle neppure un’occhiata. Del restante faccia quello che le sarà in grado. Che quando V. S. scriveva non le fosse ancora capitato il libricciuolo ch’io le mandai coll’altra mia 5 parimente per la posta, non mi fa maraviglia, non essendoci posta più sregolata di quella che porta i dispacci di questa provincia. Che quando le sarà giunto, se però non è smarrito, si voglia dar pensiero di scrivermene, lo ri1 Nella minuta era: • porta in se stessa tanta forza». 2 Nella minuta: «di mettermi». 3 Nella minuta: «ho pensato di mandarle •. 4 Nella minuta: «di cuore». 5 Questa lettera, con la quale il L. inviava aU’Ariei le sue canzoni, manca.