Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/59

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28 KfltìTOI,Aitili della guerra Marcomanuioa (che è men verosimile per la ragione accennata nel Discorso) ne aveva circa quindici. Se il Ch. Ed. pensa che egli ne avesse di più, viene a dire con.seguentemonte che egli era fanciullo p.l tempo di Antonino Pio; se di meno, non ha ragione per farlo perché le espressioni di Front, (p. 208. v. 4.) non ve lo spingono in verun modo. L’epoca del Consolato di questo Nepote concorda benissimo, come si è dimostrato, con quella della sua nascita: e quanto alla congettura dell’Olivieri non è da farne caso.1 yf. Di Giuseppe Acerbi. 2 Milano li 9 -Novembre 1810. Stimatissimo Sig.r Conto. La sua lettera di risposto all’articolo di Madama di Stnél in data 18 J.tiglio p. 3 mi foce conoscere a chi io dovea 1 Da queste osservazioni, fatte dal Leopardi in corrispondenza a quelle del Mai nella lettera precedente, risulta elio il L. ne accettò senz’altro undici (pp. 12], 10 — 143, 0 — 200, 5 — 212, 4 — 2ùU, 11 — 252, 5 — 380, 3 — 403 — 414, 7 — 430, 13 — Prefoz. xn, 16): altro»lodici ne accettò, non senza però aver cercato di spiegare o giustificare in qualche modo la sua traduzione (pp. 48, 10 — 55, 5 — 133, 9 — 224, 15 — 252, 8 — 314-5 — 315 — 338, 15— 426, 16 e 431 — 436, 21 — Profaz. xm, 13). In due casi poi (253, 7 e 347, 3), rilovato che anche il Mai non era ben sicuro della rotta traduzione, lo prega un po’ maliziosamente a manifestargli in modo pili chiaro la sua opinione o congettura, mettendo cosi in imbarazzo il dotto abate. E altre quattro osservazioni (50, 13— 109, B — 390, 14 — Prefaz. xxiv) non le accetta risolutamente, combattendole con buone ragioni, fi doveroso aggiungere, in lode del Mai, che questi, alla sua volta, ritenondo giusti i riliovi di G., ne tenne conto nella nuova edizione frontoniana che fece in Roma nel ’23. 2 Dall’autografo nella Biblioteca Nazionale di Napoli. — L’abate Grobepi’k Acerbi (1773-1846), uomo di varia cultura, segnatamente storica o geografica, e buon conoscitore di lingue straniero, dopo aver viaggiato in Svezia e Norvegia, accettò nel 1815, su indicazione dol Monti, dal governatore rii Milano il generale ili Bellegarde l’incarico di fondare o dirigere un periodico letterario. del quale però il Governo austriaco volova servirsi «per parlare al pubblico e per rettificare le opinioni erronee sparso in tutto le formo del cessato governo L’Aeorbi, pur avendo piona coscionza dell’intendimento governativo, accettò quello che il Foscolo per il suo onoro aVeva respinto. E seppe attrarre nel giornale, che fu la Biblioteca italiana, molti che professavano idee ben diverse da quelle animatrici di esso: vi entrarono subito, insiemo col Monti (che, puro avendo ceduta all’Accrbi la direzione, no era sempre par» magna), il Giordani e il Breislak; ma sonza rendersi ben conto delle conseguenze. E di fatti l’accordo durò poco; e il Monti, il Giordani e il Breislak ben presto si ritiravano, irati contro l’Acerbi. Il quale dal 1816 tenne la direziono fino al ’26, quando ottenne di andar console ad Alessandria di Egitto. Date le sue idee avverse al liberalismo, non può dirsi (checché ne pensassero in contrario il Monti, il Giordani od altri divenuti poi suoi nemici) che dimostrasse animo servile, né mente misera di giornalista prezzolato. 8 Allude aH’articolo, in forma di lettera, a cui ho accennato in nota al n. 8 (p. 20, lin. 21), che G. inandò all’Acerbi perchè fosso inserito nella Bi