Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/61

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¡¡0 EPISTOLARIO a voce 1 e che ho poi veduto inserito nello Spettatole.2 He non le spiacciono i miei articoli, eccolene un altro già fatto,3 e sarò pronto a prima segretario di Vincenzo Dandolo, illustre chimico e propuguatoro d’idee liberali; poi. dal 1806, Provvoditore della Dalmazia. Stabilitosi a Milano nel 1810, vi fondò, probobilmento con l’aiuto dello stesso Dandolo, una tipografia, ch’ebbe presto grnndo o prospero sviluppo. Monaldo Leopardi, conoscendo per faina la reputazione acquistatasi dallo Stella di uno de’ più intelligenti e intraprendenti editori d’Italia, fin dal principio del 1816 erosi rivolto di preferenza a lui per commissioni di libri. Quando cominciò a proporgli la stampa dei lavori de’ figli, lo Stella non pose altra condizione se non di assoggettarli al giudizio dei quattro Editori della Biblioteca italiana; ai quali aggiunse il Mai per i lavori d’indole filologica. Il conte Monaldo incominciò a inviargli i ms».; e i giudizi essendo stati, in linea generale, assai favorevoli, lo Stella si venne formando, dell’ingegno e dogli studi di Giacomo e di Carlo, o anche del padre loro, un borissimo concetto, che non avrà mancato di manifestare al Giordani e ad altri, specie dopo aver conosciuto in Recanati la famiglia Leopardi nell’agosto del ’16. In quell’occasione il sagace libraio ebbe modo di scandagliare e pesare il prodigioso Giacomuccio, e forse fin d’allora indovinò il cammino che questi avrebbe percorso. Tale suo presentimento, manifestato al Giordani, dovè mettere quest’ultimo in curiosità ili conoscere direttumonto il giovine recanatese; e non appena questi gli ebbe scritta la sua prima lettera il 21 febbraio ’17, si affrettò a rispondergli il 5 marzo con molta affabilità, iniziando cosi quella corrispondenza che si fece via via sempre più fitta, intima ed amichevole, e per gli studiosi molto interessante ed istruttiva. Anche le relazioni dello Stolla con G. continuarono serrate, priinu per il tramite del padre, poi, dalla fine del novembre ’16, direttamente; ed ebbero non lievo efficacia nello svolgimento dell’attività letteraria ilei Nostro. 1 Quando lo Stolla fu ospite della famiglia Leopardi, nell’agosto ’16. 2 Qnad. 63, pp. 61-00; e quad. 64, pp. 87-90. Questo orticolo, che pure doveva entrare nell’Opera omnia di G. divisate nel ’20 a Bologna, ora sfuggito al Giordani e al Pellegrini, i raccoglitori dello cose del Nostro, perché pubblicato senza firma e con le sole iniziali M. D. (forse per indicare il Motialdoade, come G. solevu appellarsi). La sua paternità fu però ampliamente dimostrata da C. Benedettaci, assai prima che si conoscessero questa ed oltre lettere, le quali taglian corto. 3 È il Discorso sopra la /ama di Oiuzio pretto gli antichi. Degli articoli già mandati o pubblicai i il primo fu il Saggio di traduzione dell’Odissea, canto I; che preceduto do una breve prefazione fu stampato inolio Spettatore di Milano, tomo VI, porte italiana, quadorni 55 e 50, dei 30 giugno e 15 luglio ’16. È noto che Lo Spettatore, ovvero Mescolanza di viaggi, di storia, ili statistica, di politica, di letteratura e di filosofia, diviso in parte straniera e parte italiana, e durato dal 1814 al ’18, era in origine la traduzione italiana dello Speetateur /ronco»’«che si pubblicava a Parigi dal danese Maltebrun; ma che a poco a poco venne trasformandosi al punto da divenire un periodico di compilazione primitiva nazionale. Esso fu la prima palestra ove si addestrò l’ingegno del L. e si annunziò al mondo letterario. È rimasta celebre la frase «m’inginocchio a tutti i letterati d’Italia», ond’egli li supplicò di comunicargli il loro parere sopra questo Sergio dell ’Odissea, e che procurò allo scrittore novellino una schernevole toccato da un tale K. C. nel susseguente quad. 59 dello stesso Spettatore; allo quale tuttavio G. fece di rimando un inchino, mostrando «lo chiostra dei denti» nello prefazione al II deH’Encitfe, scritta il mese appresso