Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/7

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viii introduzione

ad astri di prima grandezza, e insinuarsi nell’animo loro per conquistarne la benevolenza e la stima; non è da credere che gli costassero troppo grande lavoro di lima. Eccettuate alcune di esse, e in ispecie le sudatissime dedicatorie delle prime Canzoni al Mai e al Trissino, destinate a comparire in pubblico, Giacomo da principio non soleva farne le minute; e anche le bellissime lettere al Giordani, ove spesso si ragiona a lungo di argomenti letterarii, furono, come i pensieri dello Zibaldone, da lui messe in carta currenti calamo, se anche prima dovette pensarle ed averle distese ben chiaramente nel libro della sua prodigiosa memoria. Di ciò ci fa fede il Giordani, che ai 9 giugno ’47 scriveva al Gussalli: «Le lettere di Giacomo sono moltissime: la più parte sono a me e a sua sorella. Son degnissime d’esser lette. Quanto alle mie, non faceva minuta o copia, ma fattele le dava a copiare a’ suoi fratelli. Vorrò che questo sidica, perché non apparissero mai avute da me».1 Queste ultime parole si riferiscono alla regola tenuta dal Giordani, e non senza ragione, di distruggere le lettere che riceveva, e alla sua repugnanza alla pubblicazione di esse; sebbene, anche per le lettere di Giacomo, egli fece non poche eccezioni, come è dimostrato da quelle che G. gli scrisse dopo che fu uscito di casa, parecchie delle quali, che non poterono provenire se non dallo stesso Giordani, figurano nell’Epistolario. Ma piú ancora ci fan fede gli autografi ed apografi delle lettere che ancora rimangono in casa Leopardi; dai quali apparisce che, sopra un centinaio di lettere, si hanno circa una settantina di copie apografe, tutte per mano di Paolina e di Carlo di su l’originale autografo prima che questo fosse spedito, e una trentina di minute autografe, quasi tutte di tempo posteriore. Se non che, tanto negli apografi quanto nelle minute autografe si osservano non poche correzioni, che Giacomo successivamente vi fece di sua mano. Il che, mentre prova da un lato la cura meticolosa e instancabile ch’egli poneva nella forma di tutti i suoi scritti, prova dall’altro che anche di quelle sue lettere dovesse non

  1. V. l’Epistolario di P. Giordani edito da A. Gussalli, Milano, Borroni e Scotti, 1854-55, vol. VII, pp. 178-79 nota 2.