729. |
Ad Antonio Papadopoli. |
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Sig. Conte mio pregiatissimo
Le scrivo brevemente per ringraziarla della sua gentilissima
dei 23, piena di bontà e di affetto. Se Ella, come per sua genti-
lezza mi dice, è impaziente di rivedermi, io le giuro che il mio
desiderio di riveder Lei, è maggiore ancora, anzi è sommo, per-
chè, oltre che Ella è una persona dalla quale, conosciuta una
volta, non si vorrebb’essere mai lontano, io non ho qui cosa
alcuna che mi possa confortare in questa lontananza, trovan-
domi senza amici, e spendendo il giorno in cure fastidiosissime.
Per sua cagione dunque e per mia, partirò di qua il primo giorno,
anzi la prima ora che mi sarà possibile, il che, eccettuato qual-
che caso che non si possa prevedere, dovrà essere indubitata-
mente, come io le scrissi, dentro il mese di domani. Alla Con-
tessa, al Conte ed al Costa Ella si compiaccia di ricordarmi. Mi
voglia bene, anche contro il mio merito, poiché non in altro
modo Ella ha cominciato ad amarmi, e mi creda sempre
tutto suo
G. Leopardi
730. |
A Monaldo, Paolina e Carlo Leopardi. |
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Carissimo Sig. Padre
Finalmente coll’ordinario passato, per la prima volta da che
sono in Milano, ho ricevuto nuove di casa mia per mezzo della
cara sua dei 30 Agosto. Ella s’immagini che consolazione fosse
questa per me, che passai quella sera quasi in festa. Mi pareva
di trovarmi in mezzo alla mia famiglia, l’amore verso la quale
è anche accresciuto in me dalla lontananza. Nell’ultima mia non