Stato che ne lo ha incaricato, che io non accetti nessuna proposi-
zione che potesse vernimi dalla Toscana o d’altronde, avendo il
Governo Pontificio fissato gli occhi sopra la mia persona per impie-
garla degnamente} Scrivo oggi medesimo al Zio Carlo costà.
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Di Luigi Alborghetti. |
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Mio Cariss. Conte Leopardi
Sono debitore di riscontro ad una vra graziosa lettera,1 e per me
oltre modo lusinghiera. Ho differito perchè ho dovuto restituirmi a
Milano ed accogliere in mia casa il Card. Morozzo reduce da Roma.
Ora che sono di bel nuovo fra gli ozi e le amenità di Varese sfuggo
le brighe e mi occupo più che posso di soggetti aggradevoli. Tale è
quello di potermi alcun poco trattenere con voi mio caro Conte. La
vra partenza mi giunse inaspettata e mi dispiacque. Sperava di avervi
qui meco ancora qualche giorno, e mi pareva che senza aver molto
vissuto insieme era già nata fra noi quella simpatia e fiducia che con-
disce il conversare, e che talora non si produce dal tempo. Ciò mi ha
sempre convinto che v’è una affinità morale fra gli animi, come fisica
fra i corpi. Alcuni si uniscono sol che si accostino; altri eterogenei resi-
stono a qualunque contatto. - Per quanto mi rincresca la vostra sepa-
razione non disapprovasi il vro partito di scegliere cod." città a più
stabile domicilio. E verissimo che l’aria, gli alimenti, la tranquillità,
l’amor degli studj, ed una società discreta rendono cod.° soggiorno
preferibile a molti. Io non vi esibisco niente dalla mia parte; vi con-
fermo una leale amicizia e questa crea de’ diritti scambievoli. Nulla
vi dico del giudizio troppo favorevole che avete di me espresso: il
mio amor proprio n’è solleticato. Laudari a laudato viro dulce et deco-
rum. - Penso però che quello è partito più dal vro cuore, che dal vro
ingegno, ed il primo illude sovente il secondo. - Vi salutano assai le
mie Svizzere. Amatemi e credetemi invariabilm.' V.°
Serv. vero ed Amo
Luigi Alborghetti