Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/137

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epistolario - 1815


Invito capace a lusingare pur anche lo stoico Epitteto. Ma io ancor non son degno di un discorso cosi famigliare, e sol mi appago per ora di nuovamente rinovar le proteste di rispetto, e di stima, che sincero il mio animo a Lei tributa; assai felice se potrò ottenere il suffragio di Colui, che nei pit alti gradi della Scienza umana avrà meritato un giorno l’ammirazione, e l’applauso di tutta l’Europa.

Suo devotissimo Servitore
Lorenzo Mamiani

Pesaro 24 Ot̃bre 1814.


9. A Francesco Cancellieri.
[Recanati 15 Aprile 1815]


Stimatissimo Signore

Avendo inteso che ella si era compiacciuta di destinarmi in dono una sua nuovissima opera, io mi disponeva a renderle somme grazie di questo inaspettato favore, ed attendea con impazienza il libro, per gustare il piacere della sua lettura. Io non avrei mai osato d’immaginarmi di vedere in esso parola di me. Di gratissima sorpresa mi fu il ricevere la desiderata opera, ma nel trovarla accompagnata da una obbligantissima lettera, e nel ravvisarvi entro il mio nome, io fui confuso, e sopraffatto di riconoscenza. Un uomo affatto sconosciuto, e che non può attendere una miglior sorte, vedendosi onorevolmente rammemorato in una egregia opera, non può non concepire sentimenti di gratitudine verso il benevolo autore. Egli ha diritto di sperare, che il suo nome giunga alla posterità con quello dell’insigne Scrittore, che ne ha fatta menzione. Noi non conosceremmo Achille, se Omero non ne avesse parlato, ma la immortalità del poeta garantisce quella dell’Eroe. Io mi veggo cosi assicurato di vivere alla posterità nei suoi scritti, come i grandi uomini vivono nei proprj. Ma io nomino Achille, e dovrei piuttosto rammentare Tersite. Non altro infatti che il luogo di questo infimo Greco, mi conviene nella sua opera, in cui infiniti esempj di prodigiosa dottrina, ricercati con ammirabile diligenza, e verificati con esat-


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