quali non ho risposta, non ho risposta da lui, che neppure aspet-
tava le mie lettere p[er] iscrivermi, tanto che io spesso p[er] una
d.lc mie, ne aveva due o tre d.le sue. Io sono in un’angoscia che
non posso esprimere, perchè conoscendo come fo l’affetto e la
premura incredibile ch’egli aveva p[er] me, non so immaginare
cosa che cagioni q.‘° silenzio, altro che tristissima, la quale se
fosse, lascio pensare a Lei che sarebbe di me. Avendo scritto
tre volte a lui inutilm.0 come ho detto, non ho saputo a chi
ricorrere p[erl averne nuova, fuori che a Lei; e però la prego
che mi scusi di q.10 fastidio così improvviso, avendo compas-
sione di quest’ansietà crudelissima in cui mi trovo, e mi dica
di lui quello che sa, e quando avesse (che Dio non voglia) qual-
che cattiva nuova da darmi, non guardi perchè q.,a mi sbranerà
il cuore, chè già me lo strazia barbaram.0 l’istesso sospetto, ma
me la dica tale qual ella è. Sto aspettando la sua risposta con
un batticore indicibile. Quanto più prestò Ella mi scriverà, tanto
più mi farà favore; che o verrà a levarmi affatto di q.ta pena
che non mi lascia nè dì nè notte, o nell’eccesso del cordoglio
mi farà acquietare. Di nuovo le domando perdono di quest’ar-
ditezza mia, della quale appena mi accorgo in q.‘° turbamento;
e con t.° il cuore mi dico
Suo Devmo Obblmo Sre Giacomo Leopardi |
102. |
Ad Antonio Fortunato Stella. |
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Recanati 14 Novembre 1817. |
Stimatissimo Signore. Il Sig. Acerbi il Direttore della biblio-
teca Italiana le deve di mio una breve dissertazione in forma
di lettera sopra il Dionigi del Mai,1 la quale non per merito mio
ma per la natura del soggetto e la novità delle osservazioni che
contiene, mi persuado che sia veramente importante, e così ha
giudicato, fra gli altri, lo stesso Mai che ne ha copia manoscritta
e che, certo per sua bontà contro il mio vero merito, me ne ha