sciuto che m’avrete, quando anche v’occorresse di passare un
anno intiero senza mie lettere, quando anche, pregando scon-
giurando minacciando, non arrivaste a vedere una parola di rispo-
sta, prima crederete tutte le cose impossibili, di quello che sia
cambiata punto la mia volontà verso voi. Nei mali o vostri o
di un’amica vostra io non compatisco ma patisco, sì che per
quanto arda e spasimi di vedervi, per quanto, come vi diceva
in una delle perdute, sia fatto impazientissimo, e i giorni mi
paiano secoli, e proprio non sappia come ingoiarli, contuttociò
non vi posso pregare che v’affrettiate di consolarmi. Basterà
che quando potrete, vi ricordiate deH’amor mio, ed ascoltiate
l’amor vostro. Fra tanto v’aspetterò io, e con me un opuscolo
molto sudato,1 che sebbene, dovendo uscire alla luce, non vor-
rebbe aspettar tanto, e anche mi preme a bastanza, a ogni modo
non lo voglio nè pur toccare se prima non ne ho sentito il giu-
dizio vostro e consultato con voi se si debba pubblicare o no.
State lieto e vogliatemi bene, che non c’è persona al mondo che
lo meriti quanto io; nè ci sarà, perchè, mio Carissimo, quale
io sono presentemente, tale sarò fino alla morte, e se dopo la
morte dura l’amore verso i nostri, sarò tale in eterno. E chiamo
voi medesimo in testimonio che un’altra persona che v’amasse
ardentemente e immutabilmente come fo io, non l’avete ancora
trovata nè sperate di trovarla: ed io come bramerei che ci fosse,
non altrimenti, considerando me stesso, mi persuado affatto
affatto che non si trova. Più lungamente spero, secondochè voi
mi dite, che discorreremo fra pochi giorni.2 Per ora vi lascio
e v’abbraccio. Addio, addio.
145. |
A Giovan Battista Sonzogno. |
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fRecanati 4 Settembre 1818] |
Stimatissimo Sig.
Come seguo ad aver grand’obbligo a V.S. del conto in cui
mostra di tenermi, così mi dispiace di non poterla in nessun
modo contraccambiare per molto ch’io lo desideri: giacché quello
che spetta ai nuovi frammenti di Dionigi Alicarnasseo non è