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A Pietro Odescalchi. |
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Eccellenza
Se l’invito fattomi da V.E. per cotesto Giornale Arcadico,
non mi stimolasse a proccurare con tutte le mie forze di ren-
dermi degno dell’onore ch’Ella mi profferisce, dovrebbe farmi
dolere e vergognare del mio poco merito in comparazione della
fama degli altri aggregati a quell’impresa. Ma perchè l’onore
anche non meritato può servire agl’ingegni più tardi per isve-
gliarli, e da un altro canto il favore usatomi da V.E. e da’ suoi
compagni mi dimostra apertamente la benignità loro verso di
me, non posso fare ch’io non la ringrazi vivamente, e non mi
offra in quanto io vaglio, ai servigi di V.E. e della sua compa-
gnia. Laonde per quello che appartiene allo stampare il mio nome
insieme cogli altri, quantunque la sproporzione mi spaventi, e
la nobiltà de’ compagni debba accrescere l’oscurità mia, con tutto
questo non posso negar cosa che piaccia a V. S. di domandarmi.
E quello ch’io desidero principalmente è di acquistar tanta lena
nel cammino delle lettere che le mie fatiche arrivino a giovare
in qualche modo a cotesto Giornale, o se non altro ch’io possa
mostrarmi grato alla liberalità di V. E. La quale essendosi abbas-
sata a ricercare la mia piccolezza, non si dovrà maravigliare se
i frutti de’ miei studi corrisponderanno alla scarsezza delle mie
facoltà. In ogni modo vorrei ch’Ella fosse persuasa ch’io ten-
terò tutte le strade per riuscire, e cominciasse a tenermi per quello
ch’io con profonda riverenza mi professo
Di V.E.
Umo Obblmo S.rc Giacomo Leopardi |
P. S. La sua pregiatissima dei 2. del passato essendomi giunta
coll’ultimo ordinario, non ho potuto soddisfare colla risposta
al dover mio prima d’oggi.