Avrei per onorevole di mandar copia de’ versi stampati in
Roma alPAb. Cesari, giacché non ha sdegnato di mostrarne desi-
derio. Ma credo per certo che non gli arriverebbero. Tutte le
coserelie ch’io era venuto pubblicando prima di questi per vanità
giovanile, vagliono anche meno di loro: e se V. S. non crede a
me, ne domandi chiunque sia di buon giudizio e le abbia lette.
A ogni modo vorrei dare all’amorevolezza di V.S. quest’altro
segno di confidenza, mandandole cose già riprovate e abban-
donate. Ma tutti gli esemplari ch’io n’aveva, sono spariti; e così
m’è tolto anche materialmente il poter soddisfare alla sua bene-
vola richiesta.
Della quale, come di tutto l’altro mi corre l’obbligo di rin-
graziarla specialissimamente, e offerirmele per servitore tutta
la vita. V. S. mi continui la cordialità, e se non l’è grave, anche
il favore delle sue lettere.
343. |
Di Pietro Brighenti. |
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Bologna 25. Ottobre 1820. |
Pregmo e amatissimo Amico. In questo punto ricevo la cara vra
del 20. corrente. Io risposi alla precedente 18. Sett.c sotto la data del
4. ottobre.1 Se voi non la riceveste sin qui, bisogna credere che sia
andata smarrita, e tanto più lo credo, perchè la vra 18. Sett.c mi
giunse tutta lacera ne’ sigilli, dimodoché si conosceva essere stata aperta
senza riguardo, e poi rifermata alla peggio. Vi ringrazio della vostra
impazienza per le mie notizie: io pur troppo non merito tanto amor
vostro, e sono veramente confuso di trovarmene onorato. Che se il
corrispondervi con tutto il cuore può mai essere una adeguata retri-
buzione, vi prego a credere che voi vivete nell’animo mio come ne
ha diritto chi a sì alto ingegno unisce le più invidiabili virtù, fra cui
quel vostro ardore nell’amicizia, che è in quasi ogni altro spento. -
Del Foscolo non mi dovete nulla. Chi lo ha spedito a Voi, ne ha fatto
,1 me un dono, onde non occorre altro.