Dopo però di questa predica che condonerete all’amor mio vero
e sincero, non crediate che io ricusi di aiutarvi in ciò che posso. Nò
Caro Nepote mio, mio Caro Amico, credete pure che nel cuor mio
trovate quello di una Madre, e ve lo farò vedere, purché però possano
li miei uffici esser giovevoli. Io parlerò con Persona che possa aprirmi
la strada a consolarvi e lo farò quanto prima. Voi però promettetemi,
prima, di abbandonare la vra malinconia, e poi di esser paziente se
subito non si ottiene ciò che si cerca pchè niuna cosa è senza difficol-
tà. Fidatevi di me, vi assicuro che ho tta la premura per voi, e che non
cesserò di informarvi di quello che opero a vro vantaggio. Opererò
con più coraggio, pchè vro Padre med." mi diede libertà di farlo, pchè
voi me lo confermate, pchè vi amo teneramente. Stiamo però ai patti
voi tranquillizzatevi e rispondetemi subito per quiete del mio Spirito.
La mia tranquillità la veggo ancor lontana, credi mio Caro Gia-
como, la perdita da me fatta2 ha operato un grande sconvolgimento
nel mio animo, io non mi conosco più, ho spre una tetraggine interna
che mi opprime, e che io procuro nascondere per quanto è possibile
a t!i ma non basta per nasconderla a me stessa, il tempo solo potrà
sanare questo mio cuore troppo sensibile, e tu porgi voti al Cielo per
ottener questa pace per me. Amami, ed il tuo amore fammelo cono-
scere col prestare obbedienza a’ miei consigli.
Addio. Saluta tti e credimi la tua
Affina Zia
Ferdinanda.
Recanati 19 Gennaio 1821. |
Ricevo la vostra dei 10. caro ma scarso compenso alla per-
dita dell’altra 27. Die. la quale mi dite ch’era lunghissima, e
tanto più mi avrebbe piaciuto e rallegrato. Bisogna bene ch’io
sia sfortunato in ogni cosa, perchè sebbene le mie lettere si per-
dano tutto giorno, quelle però che vengono a me, non sogliono
smarrirsi. Ma ora la disgrazia è andata a cadere appunto in quella
lettera che più importava. Proccurerò di riaverla in tutti i modi,
ma con quanta speranza? Se mi volete bene, non vi sia grave