chè, quanto è possibile all’amore, Ella stia coll’animo riposato
sul conto mio, le dirò che ho trovato in Roma assai maggiore
sciocchezza, insulsaggine e nullità, e minore malvagità di quella
ch’io m’aspettassi; e le ripeterò quello ch’io le dissi poco avanti
di partire, cioè ch’io sono molto più ostinato che volubile, e
molto più disprezzatore che ammiratore: e non ostante la poca
pratica fatta nella conversazione degli uomini, pure mi ripro-
metto (e in questa lusinga mi conferma anche una certa espe-
rienza) di scoprire almeno una gran parte degli artifizi che s’ado-
prano per sedurre, ingannare, schernire e perdere i giovani e
ogni sorta d’uomini. La saluta caramente il cugino Melchiorri,
il quale Ella mi dee credere che veramente non è un cattivo gio-
vane, anzi è più di tre volte buono, e smaniosamente infatuato
della letteratura assai più di quello che sia mai stato io mede-
simo. La salutano i Zii, e la insopportabile Donna Marianna, la
quale mi vuol bene; e io non so quello che me le voglia. Bacio
la mano alla cara Mamma, e saluto ed abbraccio i fratelli. A
lei professerò eternamente la più viva gratitudine e il più caldo
e filiale affetto. Mi ami, caro Sig. Padre, ch’io l’amo di tutto
cuore, e desidero di servirla e di compiacerla e d’ubbidirla in
ogni cosa. E per quasi niun’altro [sic] rispetto mi rallegro di aver
sortito un cuore sensibile e pieno d’amore, se non perch’io posso
rivolgere la mia sensibilità verso di Lei. Suo ossequiosissimo e
affettuosissimo figlio
Giacomo
Roma 29 Nov.
461. |
Di Adelaide e Carlo Leopardi. |
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Recanati 29 Novembre 1822. |
Caro carissimo Figlio. Molto mi ha rallegrato la vostra lettera, ma
molto più quella che avete scritta al Babbo da Spoleto. Vedo che cono-
scete bene i vostri doveri a suo riguardo, e ciò mi è garante della vostra
buona condotta in avvenire.