la sua persona. ITa una ricchissima libreria, ch’è, si può dire,
a disposizione di Melchiorri e mia. Non è pubblica. Quivi pas-
siamo, per lo più, buona parte della mattina, e ordinariamente
siamo soli. Presso il Ministro d’Olanda,5 (che mi chiese nuove
di Lei, e volle la sua opera sulla nostra Zecca, avendola veduta
annunziata nelle Effemeridi)6 ho conosciuto alcuni dotti fore-
stieri, (ben altra cosa che i Romani). Uno de’ quali' venne ieri
da me a posta, e spontaneamente; e mi pregò che gli comuni-
cassi alcune osservazioni ch’io sono per fare stampare; le lodò,
e mi dimandò dell’ora in cui sarebbe potuto tornare a cosare
con me. Questi è un Professore di letteratura greca di Monaco,
uomo celebre, che io conosceva già di nome da più anni in qua.
La ho trattenuta di queste bagattelle perchè credo, ed Ella m’as-
sicura, che si compiace d’essere informata delle cose mie. Desi-
dero che il suo nuovo impiego* le rechi il minor possibile inco-
modo: auguro e confido che riesca in benefizio della patria. La
prego de’ miei saluti a tutti i nostri, particolarmente alla Mamma,
e de’ mici ossequj alla Marchesa Roberti. Mi benedica: non è
necessario dirle che mi comandi; solamente ne la posso pregare,
perch’io abbia la consolazione di renderle qualche servigio
secondo le mie forze. Il suo tenero figlio Giacomo.
Roma 9 Decembre 1822.
469. |
Di Giovan Battista Canova. |
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Pregiatissimo Sig. Conte
Dalle mani del Sig. Marchese Melchiorri mi fu favorita una copia
delle Canzoni da Lei dettate, ed inviata a me come testimonio del di
Lei gentile animo verso di una persona che veracemente la stima ed
ama. Io non potrei rimunerarla altrimenti che d’una gratitudine pari
alla qualità del dono, che io tengo in grandissimo pregio. Ammiro il
generoso proponimento di mandare in luce quegli altissimi sensi chiusi
sotto il velame di sapientissime parole, che risvegliano un fremito in