nicarnele il tenore antecedentemente. Mi sono sempre dimen-
ticato di dirle che tempo fa Mons. Nembrini mi parlò di Lei
con gran lode, e m’incaricò di salutarla. Iio dato la sua risposta
a Sorini, che la ringrazia e se le raccomanda. Saluti di tutti,
e particolari del Zio Momo e del Zio Carlo. Oggi (15) la mia
piaghetta va meglio, ma mi ostino in letto finche non sia gua-
rita in modo che non si debba riaprire. Le bacio la mano, e chie-
dendole la benedizione mi ripeto
Il suo affettuosissimo figlio
Giacomo.
[Recanati] 13. [gennaio] 1823. |
Caro Buccio. Ho ricevuto la tua dei 6. Finora nessuna delle tue
mi è stata nè rubata nè ritardata dalla posta. Solamente a quelle che
vengono a te succedono molti inciampi. Spero che a quest’ora avrai
ricevuto o l’una o l’altra delle due lettere che ti ho scritto consecuti-
vamente nei due ordinar) passati; sicché non ti occorrerà altro schiari-
mento su ciò che mi dici nella tua ultima. Per ogni buon fine ti ripeto
che io risposi a pronto corso a quella lettera in cui mi parlavi delle
puttanerie di Roma ec. che la tua diretta a Sofia Ortis non l’ebbi se
non due ordinar] dopo, perchè non la supponeva e non ne feci ricerca,
e che tutto ciò te lo scrissi prima in tutta fretta dal Casino la sera dei 6
pochi momenti prima che arrivasse il Corriere, e poi colla posta
seguente dei io.1 Se il diavolo non vuole che io sia giustificato
innanzi a te non so che mi ci fare, come pure non so cosa mai sia dive-
nuto di quella mia lettera, che poi mi sono accertato essere assoluta-
mente andata alla posta. - Non mi dici niente come stiano i tuoi
geloni; ciò mi fa sperare che ti vada meglio: è veramente un inverno
assai crudo: qui poi è un vero vegetare, anzi un dormire, perchè non
si può muoversi, e sembra che vi s’intorpidisca la testa come le mani
e tutto il resto. T’assicuro che non ho mai sentito pensieri più gelati.
Il gran male di questi nostri infami paesi è il non esservi alcun oggetto
che vi determini a vincere la stagione, in conseguenza si deve sempre