Carissimo Sig. Padre
Sono cinque ordinarii continui ch’io manco di lettere sue o
di casa. Non sapendo trovar colpa in me, spero che questo silen-
zio non derivi se non dalle sue occupazioni, o che tutto si debba
alla posta. Noi stiamo, grazie a Dio, benissimo, e la primavera
comincia a lasciarsi vedere. Sapendo ch’ella s’interessa delle cose
mie, non voglio tacerle che da qualche tempo ho trovato mezzo
di farmi incaricare del Catalogo de’ Codici greci che sono nella
Biblioteca Barberina;1 il qual Catalogo non era stato mai fatto,
se non trascuratissimamente, e la maggior parte di quei codici,
che non son pochi, era sconosciuta. Ho preso questo incarico
colla speranza di far qualche scoperta, e di potermene servire,
in caso che mi riuscisse di farne. Il che è difficilissimo in que-
sta città, dove i Bibliotecari sono così gelosi ed avari come igno-
ranti, e non permettono quasi a niuno l’uso degl’infiniti codici
che si conservano in queste librerie. Da parecchie settimane ho
incominciato il Catalogo, e ultimamente, oltre varie scoperte
minori, ho trovata un’operetta greca sconosciutissima,2 la
quale essendo quasi intera, e di secolo e stile assolutamente clas-
sica, viene ad essere di tanta importanza quanto le più famose
scoperte del nostro Mai. Sono ora occupato a copiarla, nel che
debbo superare infinite difficoltà, perchè da una parte mi con-
viene combattere coll’oscurità del codice, e dall’altra sfuggire
o deludere continuamente con vari pretesti la vigilanza del Biblio-
tecario. Per ora non si parlerà in nessun modo di questa sco-
perta, finché non sia finito il Catalogo, e trovato e copiato tutto
quello che si troverà di nuovo e di buono nella Barberina. Sola-
mente ho mostrato il Codice a un letterato tedesco, il quale è
'convenuto del pregio della scoperta, e mi ha confermato nelle
mie congetture e opinioni intorno all’autore, al secolo ec. Quando
sarà tempo, metteremo il campo a romore.