posta di cinque mesi, e fatica vera e continua di tutto il giorno,
senza divertimenti e senza ciarle: benché conosco di aver fatto
molto male a voler pubblicare quelle Osservazioni in Roma, dove,
fuori dei sassi, non si capisce altro. Se per miracolo poteste avere
quegli stamponi, bisognerebbe che me li mandaste per qualche
vetturale o vetturino, che venendo qua, sarà pagato; e credo
che ne troverete facilmente alla Stelletta o altrove; perchè in
questa stagione non sarà facile di trovare un’occasione che li
porti gratis. Fuori di burla, se siete vivo, e se non volete che
dica male di voi, scrivetemi. Di me non vi posso dir altro se
non che vi voglio bene al solito, benché il vostro silenzio mi
sappia un poco strano. Delle notizie letterarie sapete bene ch’io
non sono in luogo da poterne avere. Salutatemi gli amici, e in
particolare il Cav. Marini, e Visconti se lo vedete; vogliatemi
bene anche voi, e ditemi qualche cosa. Addio addio.
571. |
Di Johann Gotthold Reinhold. |
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Signore,
Le righe eli cui si compiacque di favorirmi, in data 23 del corr.°,
mi furono gratissime, in quanto mi offersero un contrassegno della
sua rimembranza, se non che devo riconoscermi immeritevole di que’
gentili sensi di gratitudine per il poco meno che niente, che feci ed
ho potuto fare, per esternarle la mia buona volontà e la mia stima per
lei, non che per tutti i suoi congiunti. Laonde spetta a me di espri-
merle il mio rammarico del non essermi io trovato nella circostanza
di esibirle pruove più luminose di questi miei sentimenti, e quindi di
assicurarla, che avrò sempre mai cara l’opportunità che mi fosse esi-
bita di supplire a quel difetto non di mio zelo, bensì di mia sorte.
Benche |>/6’] non me ne dica niente, mi figuro che sarà involto di
bel nuovo ne’ suoi studj, di cui spero che il mondo letterario raccorrà
un giorno i frutti. Auguro che non abbia perduto intieramente di vista
il Principe de’ Filosofi,1 il quale è ben degno di tutte le sue cure, le
quali non potrebbero non essere apprezzate da tutti quei che di quà