Ho letto con molto interesse le osservazioni che voi mi fate
sopra il vostro viaggio, e ve ne ringrazio. Convengo totalmente
con voi che la nostra natura sia la più bella, e i nostri costumi
e la nostra vita la più brutta del mondo. Mi dispiacerebbe molto
che voleste mandare a male i vostri ricordi e i vostri pensieri.
Senza dichiararsi per panegirista degli Svizzeri, e però senza
dar troppo nell’occhio, si potrebbero mostrare e lodare i loro
costumi, paragonandoli coi nostri, e cercando l’utile senza incor-
rere nell’odioso. Giordani mi scrive da Firenze ai 5, dicendomi
di rispondergli a Bologna. Voi dunque rivedrete o avrete rive-
duto il nostro caro amico. Se ancora n’è tempo, abbracciatelo
strettamente più volte a nome mio, ed assicuratelo che di pes-
sima voglia io mi veggo costretto a pregare altrui di quello che
vorrei fare io medesimo. Caro amico, voglimi bene, e credimi
ch’io te ne voglio c vorrò sempre infinito. Mi dimenticava di
ringraziarti a nome di mio padre delle premure che hai fatto
grazia di prendere p[er] la Compagnia comica. Ora si è stabi-
lita e ordinata l’Opera in Musica, sicché per quest’anno non
avremo commedie. Addio, carissimo Brighenti. Perdonami le
molte noie che ti do, e il pessimo stile e il maledetto carattere
con cui ti scrivo.
Il vostro Leopardi
595. |
Di Pietro Brighenti. |
|
Caro Amico:
Con la favorita vostra del 21. ho ricevuto i paoli 12. che vi siete
compiaciuto rimettermi: e con ciò rimane pareggiata per sempre la par-
tita Mons. Trevisani.
Sì buon amico: il nostro divino Giordani è tuttora in Bologna, e
spero vi rimarrà almeno fino ai primi del mese venturo. Questa mat-
tina, contro il suo solito, non è venuto da me. Io, impaziente di vederlo,
sono uscito in cerca di lui: ed egli nel frattempo è capitato in mia casa.