Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/110

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Tante, tante cose affettuose a Giordani. S’egli sapesse quanto mi fa insuperbire la memoria ch’egli ha di me! Potete anche, se volete, dirgli una parola di quanto gradii e mi lusingò la sua Psiche. Addio con tutta l’anima.

1109. Di Antonietta Tommasini e di Ferdinando.
e Adelaide Maestri.

Ponte d’Attaro 17 Luglio 1827 Pregiatissimo Amico Siamo partiti da Bologna ai primi del corrente. La sua lettera del 6. ci pervenne qui il 15 inchiusa in una di mio marito, il quale non l’ha spedita prima; imperocché anch’egli trovavasi a Parma ne’ pas- sati giorni. Non è dunque tardo il mio rispondere al caro suo foglio. Non le posso esprimere abbastanza e il piacere che mi ha recato la vista de’ suoi caratteri, e la pena che ho provata grandissima pel suo mal d’occhi. Quanto è mai iniqua la fortuna! Ai buoni le persecuzioni, le tribolazioni, i malanni; ai tristi, ed agli inutili la salute, i favori, le consolazioni. L’Adelaide non le scrive perche trovasi a letto col mal di gola, dal quale era stata presa a Bologna, e guarita. Il che mi tiene in grande afflizione, e toglie alla campagna le tante attrattive, che ha pel mio cuore. Ma essa le scriverà quanto prima, e intanto le invia mille saluti di cuore; e il mio Emilietto, e Clelietta mille baci. Ferdi- nando le scriverà pure. Faciamo tutti ardenti voti, perchè le sia rido- nata salute, senza cui la vita è troppo grave a sopportare. Ci ricordi all’ottimo amico Giordani, e gli dica che sono in molto desiderio de’ suoi caratteri. Ci confermi la preziosa sua amicizia, e ci dia buone noti- zie de’ suoi occhi; di che non ci potrà accadere nulla di più conso- lante. Sono, e sarò sempre Sua obblma aff.'na serva ed amica Antonietta Tommasini Ottimo Signore ed Amico Mi ha ferito nell’anima il sentire, ch’Ella è travagliata dal mal d’oc- chi, e costretta a vivere al bujo, e però in una solitudine e in un ozio dolorosissimi. Imperocché Ella non potrà neanche avere il conforto di trattenersi co’ suoi pensieri; poiché il pensare fa che il sangue ricorra