Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/129

Da Wikisource.

Addio Cariuccio mio. Ti ragguaglierò della risposta di Bunsen. Salutami tutti. Giordani, tornato da Pisa, saluta te e Paolina non so quanto: me l’avrà detto dieci volte, e tornò ieri. Addio, addio. ii27. Ad Antonio Fortunato Stella. Firenze 23 Agosto 1827. Signore ed Amico amatis. Le chieggo mille e mille scuse del mio tardo rispondere alle carissime sue i.° e 6. Agosto corrente. La causa è stata, che io poco posso andare alla posta, la quale in questa civilizzatissima città non è aperta se non nelle ore più ardenti del giorno. Man- darvi altri non mi fido. Il Sig. Molini, senza ch’io gli presen- tassi il suo biglietto, (il quale ho bruciato) mi contò scudi fio- rentini 23, e crazie 27, pari a lire italiane 130.70, e a scudi romani 24 e mezzo. Al Sig. Piatti presentai il suo biglietto. Mi disse che l’indomani sarebbe stato da me, e mi avrebbe portato il danaro; ma non l’ho più veduto. La supplico di cuore a voler dare effetto a quel ch’Ella mi promette, cioè di provvedere a un mezzo sicuro per farmi pervenire il danaro mensilmente; giac- ché pur troppo, se prima del venti di Settembre io non avrò in mano il residuo d’Agosto (scudi romani 15 e mezzo), mi dovrò trovare in un grande imbarazzo. Del romanzo di Manzoni (del quale io ho solamente sentito leggere alcune pagine) le dirò in confidenza che qui le persone di gusto lo trovano molto inferiore all’espcttazione. Gli altri generalmente lo lodano. Circa il giudizio sopra le Operette morali, che Ella mi comu- nica, che vuol ch’io le dica? Dirò solo che non mi riesce impre- veduto. Che i miei principii sieno tutti negativi, io non me ne avveggo; ma ciò non mi farebbe gran maraviglia, perchè mi ricordo di quel detto di Bayle; che in metafisica e in morale, la ragione non può edificare, ma solo distruggere. Che poi le