fretta, o scorrendo via le pagine, come si può far nella prosa.
Bisogna assaporare adagio, e questo domanda molto tempo: oltre
che la letteratura italiana, quanto è povera di prosatori, altret-
tanto è ricca di verseggiatori, da ciascuno de’ quali si potrebbe
cavare qualche pezzo buono e adattato a una Crestomazia: sic-
ché il lavoro è immenso di sua natura. Secondariamente, la Cre-
stomazia di prosa non aveva altra opera italiana con cui gareg-
giare; ma una Crestomazia poetica dovrà contendere con quella
del Brancia, che pure è molto passabile; dovrà contendere con
qualche centinaio o migliaio di Parnasi, di Raccolte, di Scelte
poetiche d’ogni genere, tra le quali ve ne sono pur molte per
lo meno mediocri. 11 fare un lavoro che per la sua perfezione
si distingua notabilmente da tutta la infinità dei lavori conge-
neri (e senza ciò è inutile l’intraprenderlo), richiede uno studio
lungo e posato. Finalmente i miei poveri occhi che già soffri-
rono assai, e si risentono ancora della fatica durata nel tanto
leggere e nel tanto copiare che mi bisognò fare per l’altra Cre-
stomazia, non mi permetteranno di darmi troppa fretta in que-
sta seconda. Per tutte queste ragioni io fo conto di non poterle
promettere la Crestomazia poetica se non pel principio dell’au-
tunno prossimo. Ella mi saprà dire se questo termine le con-
viene o no. Se le conviene, io mi darò tosto all’opera con tutto
l’impegno che mi permetterà la mia salute: se no, bisognerebbe
pensare a qualche altro lavoro. L’abbraccio, al solito, con tutto
l’animo.
1177. |
Di Francesco Puccinotti. |
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Mio caro Leopardi
Nell’ultima tua mi dicevi che prima di partire da Firenze mi avre-
sti scritto. Te ne sei dimenticato, e me ne dispiace. Ho cercato di sapere
a Recanati dove ora ti trovi, e mi è stato risposto che ti sei scelto a
soggiorno Massa di Carrara, come luogo d’un aria [sic\ meno nemica